Per ridurre i costi del fotovoltaico, in un prossimo futuro potremo probabilmente contare sull’impiego di materiali organici, attualmente in fase di studio e capaci di intercettare l’energia del sole, con costi più bassi rispetto alle attuali tecnologia basate sul silicio.
Lo sviluppo di nuove strutture organiche è costantemente perseguito negli istituti e negli atenei di ricerca. I più recenti sviluppi arrivano dalla Rice University del Texas e dalla Penn State in Pennsylvania, dove sono state realizzate celle a elevata efficienza sfruttando un polimero specifico. La struttura è suddivisa in elementi basilari, o blocchi, e prevede una doppia piattaforma di copolimero e uno strato superiodi di vetro indio e stagno, il tutto sigillato con un substrato di alluminio.
Ciascuna banda da 16 nm è stata realizzata per determinare un canale per lo scorrimento degli elettroni, dettaglio che ha permesso di raggiungere un’efficienza del 3%. Si tratta di un valore particolarmente alto se paragonato all’attuale livello di sviluppo di questa piattaforma di nuova generazione. Se, invece, l’efficienza del 3% non può dirsi concorrenziale con le convenzionali celle al silicio, è bene considerare la facilità di accesso ai materiali di tipo organico e i costi estremamente contenuti. Lo studio costante di soluzioni a base organica permette di raggiungere valori sempre più alti e, secondo i ricercatori, il futuro del fotovoltaico è costituito da tecnologie di questo tipo. La pensa anche la multinazionale Shell che, ormai da 10 anni sostiene la ricerca tramite lo Shell Center for Sustainability alla Rice University.