La politica di coesione europea investirà 325 miliardi di Euro negli Stati membri (e di conseguenza nelle loro regioni e città) al fine di poter realizzare gli obiettivi di crescita e occupazione e per affrontare le problematiche legate ai cambiamenti climatici, alla dipendenza energetica e all’esclusione sociale.
“Tenendo conto del contributo nazionale degli Stati membri e dell’effetto di leva degli strumenti finanziari, l’impatto complessivo dovrebbe superare i 500 miliardi di Euro. La riforma della politica di coesione massimizzerà l’impatto di questi investimenti adattati ai bisogni individuali delle regioni e città”, è quanto si legge in una nota della Commissione Europea.
Nello specifico occorrerà investire in tutte le regioni appartenenti all’UE e adattare il livello di sostegno nonché il contributo nazionale ai loro livelli di sviluppo, secondo questo criterio: regioni meno sviluppate (Pil <75% della media Ue-27), regioni in transizione (Pil dal 75% al 90% della media Ue-27), regioni più sviluppate (Pil >90% della media UE-27).
In secondo luogo, gli investimenti a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) verranno concentrati su 4 priorità chiave: innovazione e ricerca, agenda digitale, sostegno alle piccole e medie imprese (PMI) ed economia low carbon, anche in questo caso a seconda della categoria della regione (meno sviluppata: 50%, in transizione: 60% e più sviluppata: 80%).
A questi settori saranno dedicati circa 100 miliardi di Euro, dei quali almeno 23 miliardi serviranno a sostenere il passaggio a un’economia low carbon.
66 miliardi di Euro, invece, saranno investiti nelle reti transeuropee di trasporto e in progetti per l’infrastruttura ambientale chiave per il tramite del Fondo di coesione.
Attraverso il Fondo sociale europeo (Fse) verrà fornito un contributo significativo al settore dell’occupazione, per esempio mediante azioni di formazione e di apprendimento permanente, di istruzione e di inclusione sociale.
Ciascuno Stato membro dell’UE stabilirà lo stanziamento minimo per l’Fse, per totale di almeno 70 miliardi di Euro.
I Paesi e le regioni dovranno annunciare da subito gli obiettivi che intendono raggiungere con le risorse disponibili e identificare come misureranno i progressi compiuti in direzione di tali obiettivi. In questo modo sarà possibile monitorare regolarmente le risorse finanziarie. I programmi che presenteranno risultati migliori, potranno ricevere finanziamenti addizionali.
Al fine di assicurare investimenti più efficaci, occorrerà definire le condizioni prima che i finanziamenti vengano convogliati. Sarà inoltre necessario definire una strategia comune volta ad assicurare un coordinamento costante ed evitare così le sovrapposizioni. Alla base di questo coordinamento deve esserci un quadro strategico che consentirà inoltre di assicurare un migliore collegamento con altri strumenti unionali come Orizzonte 2020, il meccanismo per collegare l’Europa e il programma per l’occupazione e l’innovazione sociale.
Attraverso un insieme comune di regole per tutti i fondi strutturali e di investimento sarà possibile ridurre la burocrazia e semplificare l’uso degli investimenti UE, utilizzando regole di contabilità più semplici, oneri di rendicontazione più mirati e un maggior uso delle tecnologie digitali.
Stanziando un importo minimo delle risorse a valere sul Fesr per progetti integrati nelle città, la dimensione urbana della politica sarà accresciuta.
Sarà necessario rafforzare la cooperazione transfrontaliera e agevolare la costituzione di un maggior numero di progetti transfrontalieri. Le strategie macroregionali, come per esempio quella danubiana e del Baltico, dovranno essere sostenute dai programmi nazionali e regionali.
I programmi politici dovranno essere il più possibile coerenti con i programmi di riforma nazionali e dovrebbero affrontare le riforme pertinenti identificate nelle raccomandazioni per paese nel contesto del semestre europeo. La Commissione può chiedere agli Stati membri, facendo leva sulla cosiddetta clausola di “condizionalità macroeconomica“, di modificare i programmi per sostenere le principali riforme strutturali. La Commissione può sospendere l’erogazione dei finanziamenti se le raccomandazioni economiche venissero violate ripetutamente e gravemente.
Infine, verrà incoraggiato l’uso degli strumenti finanziari per dare alle PMI maggiore sostegno e accesso al credito: i prestiti, le garanzie e il capitale netto/di ventura riceveranno un sostegno dai fondi dell’Ue sulla base di regole comuni, allargando le possibilità del loro uso ed erogando incentivi. L’accento posto sui prestiti piuttosto che sulle sovvenzioni dovrebbe migliorare la qualità dei progetti e scoraggiare la dipendenza dalle sovvenzioni.