Il Decreto Competitività è stato approvato e convertito in legge, con esso anche le norme studiate per rilanciare i consumi e tagliare le bollette delle PMI del 10% sono attive. La legge include il tanto criticato “spalma incentivi” che comprende sensibili cambiamenti per gli impianti fotovoltaici con potenza superiore ai 200 kW.
In pratica si interviene sulla rimodulazione della tariffa incentivante, in primo luogo, estendendo da 20 a 24 anni il periodo, rimodulando il valore degli incentivi in funzione del periodo da coprire. Se non si sceglie questo tipo di soluzione è possibile continuare a beneficiare degli incentivi per un periodo di 20 anni, con una riduzione in un primo periodo e un corrispondente aumento negli anni a seguire, in base alle percentuali calcolate dal MiSE.
Sempre mantenendo un periodo di erogazione degli incentivi di 20 anni è possibile optare per una riduzione percentuale fissata dal decreto, passando dal 5% al 6% per gli impianti da 200 a 500 kW e dal 9% all’8% per quelli oltre i 900 kW.
Di fatto, il GSE proseguirà nell’erogazione a rate mensili, in funzione della producibilità media annua prevista per ciascun impianto, con un conguaglio entro la metà dell’anno successivo. Il Gestore si riserverà il diritto di applicare una delle soluzioni precedentemente descritte nel caso gli operatori di riferimento non comunichino tempestivamente la modalità prescelta.
Lo spalma incentivi include inoltre una ulteriore variazione per gli impianti esistenti. Viene infatti fissata a 500 kW la potenza degli impianti per l’accesso al meccanismo di scambio sul posto. Non sono invece previsti oneri per l’energia generata dagli impianti rinnovabili sino a 20 kW.
Nel complesso, oltre alle critiche e al malcontento generale, l’applicazione di queste norme comporterà una rivalutazione generale per l’intero settore, dove numerosi investitori e installatori hanno calcolato rientri in base alla precedente formulazione degli incentivi. I cambiamenti della legge in corso d’opera ritarderanno sicuramente la maturazione dei ricavi e il rientro delle spese, dettaglio che, per le aziende più esposte, potrebbe significare problemi di natura economica.