Il teleriscaldamento è una piattaforma in fase di espansione, un sistema che consente di climatizzare la casa e gli ambienti di lavoro con un sensibile risparmio rispetto agli impianti autonomi.
Ad oggi, in Italia, le utenze collegate sono circa 3 milioni, realtà dove è stato possibile tagliare i costi d’esercizio, i consumi e le emissioni inquinanti. Proprio per questi motivi, l’architettura basata sulle centrali e le linee di distribuzione per il teleriscaldamento costituisce un’interessante alternativa ai sistemi convenzionali e può essere asservita a edifici nuovi o ristrutturati, ma anche a interi quartieri cittadini.
Il riscaldamento urbano a rete prevede una serie di condotti interrati, capaci di trasportare acqua surriscaldata destinata al riscaldamento, ma anche alla produzione di acqua calda sanitaria.
Stando al primo rapporto sul teleriscaldamento in Italia, recentemente presentato da Legambiente e Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (AIRU), il teleriscaldamento è presente in dieci regioni italiane, con prevalenza in quelle del centro-nord. Si contano 192 reti e 150 centri urbani serviti in modo diretto, con oltre 291 milioni di metri cubi movimentati. Questi numero corrispondono al 6% del fabbisogno termico totale dell’Italia, con una netta prevalenza di impiego nel settore residenziale (62%).
Secondo le associazioni, il teleriscaldamento costituisce un’opportunità per il nostro Paese, con potenzialità importanti soprattutto nelle aree urbane e nei territori inclusi nelle fasce climatiche E ed F.
Attualmente la Toscana conta un’elevata densità di reti, ben 88, grazie alla presenza di importanti risorse geotermiche, mentre molti altre zone e comuni sono servizi da reti di distribuzione e impianti basati su caldaie e centrali termoelettrico, o di tipo cogenerativo fossile o ancora a recupero di calore da termovalorizzatori.
Secondo Katiuscia Eroe, di Legambiente: “Abbiamo realizzato questo rapporto congiunto AIRU – Legambiente per contribuire a una discussione che riteniamo fondamentale sulla prospettiva delle reti che vanno nella direzione di città sempre più efficienti e smart. L’obiettivo è di far comprendere il funzionamento di questi impianti e le possibilità che possono offrire per il nostro paese e nelle diverse realtà. Il teleriscaldamento potrebbe arrivare fino a coprire una percentuale molto più elevata del fabbisogno termico nazionale, ma per questo dobbiamo fare finalmente della riqualificazione energetica la priorità nei prossimi anni, in modo da ridurre la domanda di riscaldamento, che è la principale spesa delle famiglie, e soddisfarla con le tecnologie e i sistemi più efficienti”.
Ilaria Bottio, Segretario generale AIRU, aggiunge: “L’idea di redigere insieme a Legambiente il rapporto “Il teleriscaldamento in Italia – stato dell’arte e prospettive di sviluppo” nasce con l’obiettivo di unire due esperienze e metodologie, e quindi di raccontare e fotografare lo sviluppo delle grandi e piccole reti di teleriscaldamento in Italia, mettendo in luce gli aspetti energetici e quindi ambientali tramite l’uso di mappe intelligenti. Ma lo stato dell’arte non basta. Interessante è l’analisi delle possibilità di sviluppo che potrebbe avere questa infrastruttura se debitamente sostenuta. Infatti seppur degna di rispetto ad ogni tale tecnologia soddisfa solo il 6% del fabbisogno nazionale di domanda per riscaldamento, mentre dalle valutazioni, seppur parametriche, si potrebbe arrivare ad un 25% . Il pregio del teleriscaldamento e quindi suo intrinseco valore è proprio di collettare tutte le risorse energetiche disponibili sul territorio e di veicolarle verso l’utenza potenziale”.