La sensibile riduzione dei costi per l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, soprattutto quelli fotovoltaici, sta iniziando a erodere quote sensibili di generazione da fonti tradizionali in alcune aree geografiche, come per esempio l’Europa. In pratica sia la crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili che la riduzione dell’utilizzo della generazione convenzionale di energia stanno facendo sviluppare le tecnologie per l’energy storage e le stime degli analisti per questi sistemi sono di un percorso di decrescita dei costi simile a quello avuto per le rinnovabili.
Secondo Citigroup l’energy storage sarà il terzo driver, dopo l’elettronica di consumo e il settore automotive, per la crescita della domanda di batterie ricaricabili.
Una cosa interessante che fanno notare gli analisti è che se ha senso, almeno dal punto di vista economico, localizzare lo storage presso il cliente, lo ha però anche una sua dislocazione al livello della distribuzione.
Molti ritengono infatti che invece di cercare di gestire le fluttuazioni delle reti elettriche aumentando la capacità, si potrebbero usare i sistemi di storage per risolvere il problema. L’uso dei sistemi di storage a livello di rete e di utility diventerebbe quindi una risorsa intelligente e più economica, secondo alcuni, dei sistemi di storage applicati ai singoli impianti di generazione di energia da fonti rinnovabili.
Gli scenari che si aprono sono molto interessanti anche perché l’energy storage offre la possibilità di accumulare energia elettrica durante le ore della giornata in cui i prezzi sono bassi per venderla, invece, negli orari in cui i prezzi diventano maggiori. Un punto interessante da sottolineare è appunto che i sistemi di energy storage hanno, secondo gli analisti, la possibilità di diventare economicamente interessanti prima nei segmenti dove il costo dell’energia dipende anche da fattori diversi dal solo volume consumato. É il caso di applicazioni industriali e commerciali dove il costo dell’energia è legato anche alle fasce orarie di utilizzo.
L’energy storage, inoltre, può avere un impatto sensibile anche sugli investimenti in nuovi impianti termoelettrici, e quelli esistenti potrebbero al limite entrare in funzione solo per compensare la mancata produzione da fonti rinnovabili. Tirando le somme quindi, l’energy storage potrebbe essere da un lato un rischio per le utility, sia per la diminuzione di vendita di elettricità che per le limitazioni alla produzione da impianti convenzionali che hanno richiesto forti investimenti. Per contro rappresenta anche una notevole opportunità sul versante della fornitura di nuovi servizi.