L’Associazione EBS promuove la produzione energetica da biomasse solide, un elemento importante per la tutela ambientale e strumento basilare per l’economica circolare.
Questi aspetti, e molti altri, sono stati discussi recentemente presso la Sala del Consiglio della Camera di Commercio di Roma, nel corso della tavola rotonda “Biomasse solide, pilastro dell’economia circolare”, promosso dall’Associazione Energia da Biomasse Solide, che raggruppa più della metà degli operatori del settore, con una potenza complessiva installata di circa 265 MW e un utilizzo di quasi 3 milioni di tonnellate annue di biomassa.
Simone Tonon, Presidente dell’Associazione EBS
È fondamentale valorizzare tutte le potenzialità della filiera agroenergetica. Basti pensare che l’ENEA stima una disponibilità effettiva di biomassa residuale ad uso energetico complessivamente pari a 13,2 milioni di tonnellate annue. Inoltre, una gestione corretta e sostenibile degli 11 milioni di ettari di superficie boschiva italiana – peraltro in costante aumento nel corso degli ultimi decenni – consentirebbe al sistema Paese un importante risparmio di oneri per fare fronte ai dissesti idrogeologici e agli incendi boschivi. Per non parlare dei benefici economici per il settore agricolo e per le comunità locali, derivanti dalla valorizzazione dei terreni marginali e dall’impiego dei sottoprodotti agricoli e forestali.
Durante la tavola rotonda, Corrado Clini (già Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio), Vincenzo Pepe (FareAmbiente), Giovanni Riva (Università Politecnica delle Marche), Stefano Saglia (Associazione Parlamentari per lo Sviluppo Sostenibile) e Livio De Santoli (FREE) hanno fatto il punto sull’importanza del ruolo ricoperto dalle biomasse sia per la filiera agricola italiana sia per la tutela ambientale.
Stefano Saglia, coordinatore delle attività dell’Associazione Parlamentari per lo sviluppo sostenibile
Le biomasse solide possono contribuire a pieno titolo al raggiungimento degli obiettivi nel settore delle fonti rinnovabili, così come posti dalla Commissione Europea sino al 2030. Il governo deve stabilire i criteri e gli incentivi, nel rispetto della direttiva sugli aiuti di Stato, a decorrere dal 1 gennaio 2017 e poi la fine degli incentivi dal 2020. I tempi, anche se dilatati rispetto agli impianti in questione, sono comunque stretti: le imprese per programmare gli investimenti hanno bisogno di certezze e stabilità normativa, ben vengano quindi aste competitive e neutralità tecnologica, purché si faccia presto.Luca Sani, Presidente XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati
Attualmente, nonostante il patrimonio forestale nazionale costituisca il 36% della superficie complessiva del Paese, l’Italia è il primo importatore di legna da ardere, il terzo acquirente di residui e scarti legnosi e il dodicesimo compratore di cippato di conifere, a livello mondiale. Le cause di questa situazione sono da individuarsi nella mancanza di norme chiare per un concreto utilizzo delle risorse boschive, nella parziale applicazione della normativa europea di riferimento, nonché nella discordanza delle normative regionali. È per queste ragioni che si rende necessaria una nuova politica forestale nazionale, che promuova e favorisca l’uso del legname e dei cascami nostrani e che allo stesso tempo consenta la manutenzione e la salvaguardia dei boschi.