Puntare sulle rinnovabili imponendo ulteriori oneri in bolletta, secondo Wekiwi non è la strada giusta da percorrere; avviata una petizione provocatoria.
Wekiwi, la prima webcompany di energia e gas naturale in Italia, fin dal suo lancio due anni fa ha sviluppato e promosso una user experience completamente digitale, dalla sottoscrizione del contratto all’assistenza clienti, senza nessun intermediario di tipo tradizionale come agenzie porta a porta o telemarketing.
Con l’avvicinarsi della liberalizzazione del mercato dell’energia nel 2019, per wekiwi e per tutti i fornitori di energia che promuovono la libera concorrenza, è fondamentale far comprendere al cliente finale che tipo di risparmio può ottenere sulla quota energia della bolletta cambiando fornitore.
Gli oneri di sistema e le spese di trasporto dell’energia, che al momento costituiscono il 40% circa della bolletta, non consentono ai consumatori di comprendere qual è il reale costo del consumo energetico. Wekiwi dunque ha deciso di mettersi in prima linea, chiedendo la riduzione degli oneri attraverso una petizione con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e quindi il governo per far sì che la situazione cambi.
L’obiettivo della petizione non è un’utopistica riduzione degli oneri già presenti, ma di evitare che nuovi oneri ricadano sulle bollette a insaputa sia dei fornitori di energia che degli utenti finali. Si parla molto oggi dello sviluppo delle smart-grid, dell’auto elettrica, delle colonnine di ricarica, delle tecnologie per le smart-home ed emerge con chiarezza come il nuovo Governo intenda perseguire nei prossimi anni lo sviluppo di nuove tecnologie nel campo della mobilità sostenibile e delle energie rinnovabili. Sicuramente una giusta prospettiva, ma il settore dell’energia si interroga su come queste potranno essere incorporate in nuovi servizi e offerte integrate o bundle per gli utenti.
La bolletta ha raggiunto il suo massimo di capienza, risulta quindi impossibile pensare di finanziare queste nuove tecnologie che ulteriori oneri che affosserebbero ancora di più la bolletta, come sostiene anche l’Autorità della Concorrenza che in più battute ha detto che questa è una pratica che ostacola la concorrenza perché rende non percepibili gli sconti sulla quota energia che fanno i nuovi operatori.
Le due componenti della bolletta in questione (oneri e spese di trasporto) fisiologicamente dovrebbero diminuire perché nel tempo si esauriscono gli incentivi o si completa l’ammortamento degli investimenti, quindi la soluzione da attuare potrebbe essere quella di mantenere il livello attuale degli oneri, impiegando man mano lo “spazio” che si creerà dal fisiologico calo delle componenti citate.
Altre percorribili e più congrue soluzioni per finanziare le innovazioni tecnologiche potrebbero essere:
– Privilegiare strumenti di mercato: non sempre agevolare è una buona idea;
– Scegliere attentamente quali investimenti perseguire, affinché le risorse si concentrino su soluzioni utili e non a rischio elevato di obsolescenza;
– Puntare sulle agevolazioni fiscali che molto bene hanno fatto al settore immobiliare (es. ristrutturazioni);
– Rivalutare il concetto di carbon tax: più che incentivare le tecnologie pulite a spese di tutti occorrerebbe incorporare nei costi complessivi di una certa attività economica anche i danni ambientali che tale attività provoca (tassando ad esempio le emissioni).