Giordano Albertazzi, Presidente di Vertiv in EMEA, evidenzia la necessità di connessione dei datacenter; un elemento fondamentale per ogni infrastruttura.
‘Nessun uomo è un’isola’, scrisse il poeta inglese John Donne nel diciassettesimo secolo.
È passato molto tempo ma quel pensiero è ancora attuale, specialmente quando parliamo dei nuovi dispositivi IoT, dei social media e degli smartphone. Un tema che può essere applicato anche alle infrastrutture IT che supportano i sistemi di connettività, come i data center moderni.
Ogni data center necessita delle opportune connessioni
L’idea che ‘nessun data center esiste se isolato’ può sembrare un’affermazione ovvia, dato che la connettività rappresenta un principio fondamentale del settore IT. Senza connessioni in fibra verso il mondo esterno un data center è essenzialmente un magazzino pieno di computer. Tuttavia, mentre è ormai consolidata l’importanza della connettività digitale per il data center, la connessione alle reti energetiche ed il rapporto con i fornitori sono ancora in una fase evolutiva.
I più grandi data center vengono costruiti – seguendo le linee guida di alcuni istituiti come l’Uptime Institute – per poter garantire la loro continuità anche in caso di interruzione della connessione alla rete. Questo fa sì che qualora si verifichi una condizione di guasto, il data center sia progettato per essere autosufficiente a livello energetico: in questo caso, quindi, il data center si comporta come se fosse una vera e propria isola energetica. Ma mentre i generatori e i gruppi di continuità tradizionali sono fondamentali per mantenere funzionamento e livelli del servizio IT, gli approcci consolidati alla continuità di energia hanno i propri limiti. E queste inefficienze si stanno amplificando sempre di più, mentre l’espansione del data center continua a ritmo sostenuto.
L’edge computing e il bisogno di più capacità del data center moderno
La probabilità che l’edge computing – nelle sue varie forme – possa essere un elemento chiave per la nuova capacità del data center è elevata. Oggi, infatti, circa il 10% dei dati generati dalle aziende viene creato ed elaborato al di fuori del tradizionale e centralizzato data center o cloud. Entro il 2022, Gartner prevede che questa cifra raggiungerà il 50%. La sfida è rappresentata dal fatto che mentre il nostro “appetito collettivo” per i servizi digitali sembra essere infinito, la disponibilità di energia, – specialmente nelle città dove verrà creata una forte richiesta di nuovo edge computing – non lo è. Per esempio, la Dutch Data Center Association ha recentemente segnalato che Amsterdam potrebbe subire una carenza di energia a causa della rapida espansione dei data center. Altre città quali Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi, denominate FLAP, stanno ugualmente vivendo simili carenze nell’alimentazione energetica.
La crescita della capacità nei data center è costituita da un corrispondente spostamento nella distribuzione e generazione dell’energia. L’introduzione di nuove energie rinnovabili e l’abbandono dei combustibili fossili sta infatti creando una fornitura di energia maggiormente pulita ma più intermittente in molte regioni.
In che modo l’archiviazione di energia attraverso gli UPS si adatta a queste esigenze?
Dovendo affrontare l’aumento di bisogno di energia con una fornitura più incerta, il data center moderno sta modificando il suo approccio all’archiviazione dell’energia. I data center devono diventare figure energetiche più attive e transattive, – passando dall’essere consumatori cauti a prosumer efficienti. Ciò può essere realizzato aumentando la generazione di energia in loco (in particolare per piccoli siti di edge computing) oppure attraverso le micro-reti in stile campus.
È importante sottolineare che, oltre a proteggere il data center da qualsiasi problema sulla rete, i modelli energetici emergenti – spesso basati sull’archiviazione energetica – contribuiscono anche a stabilizzare le reti più ampie da cali di frequenza o da altri problemi. Alcuni di questi concetti stanno già prendendo forma. Per esempio, durante la Conferenza DCD di Londra sono stati toccati questi temi con il fornitore di serbatoi Bloom Energy, il fornitore energetico E.ON, l’utenza svedese Stockholm Exergi e il fornitore di data center tecnologici Baselayer.
La discussione del panel è stata esaustiva, ed ha messo ulteriormente in evidenza che i data center – specialmente quelli in luoghi urbani, – non dovrebbero essere visti come unità isolate di infrastrutture IT, bensì come parte di un più ampio ecosistema energetico. Ciò può essere realizzato immagazzinando il riscaldamento di scarto per distribuirlo in sistemi di riscaldamento distrettuali, come ha spiegato Stockholm Exergi, oppure attraverso l’alimentazione dei data center direttamente con i serbatoi Bloom Energy.
Chi può essere una figura attiva in questo nuovo ecosistema energetico e in che modo?
È tuttavia importante sottolineare che la risposta alla domanda di data center che partecipano alla rete e altre iniziative energetiche avanzate non è qualcosa di totalmente nuovo – i grandi fornitori di cloud sono già figure energetiche strategiche, – ma le nuove tecnologie e i modelli aziendali lo stanno rendendo una realtà più pratica per una più ampia gamma di figure.
Per esempio, Vertiv, insieme ai propri partner, ha lavorato a numerose iniziative per abbracciare questo futuro integrato nell’energia. Abbiamo recentemente annunciato una collaborazione con Upside Energy nel Regno Unito per consentire agli attuali e futuri clienti di avere gruppi di continuità e altre infrastrutture IT flessibili per i servizi di archiviazione in rete. Usando una combinazione di attrezzature Vertiv per i gruppi di continuità, – incluse le batterie agli ioni di litio– e il software di gestione energetica di Upside, una struttura da 1MW può arrivare a generare un valore aggiuntivo di più di £80.000 all’anno. Abbiamo anche annunciato una collaborazione simile con E.ON in Germania, e prevediamo nel futuro prossimo di fornire servizi energetici innovativi in molteplici aree geografiche.
Nonostante tali iniziative, l’integrazione cooperativa tra le reti energetiche e i data center è sempre in fase di sviluppo. E per essere davvero efficienti, è probabile che l’integrazione debba andare oltre al collegamento alla rete dell’infrastruttura e spostarsi verso la parte del software. Con le giuste piattaforme di software, i carichi di lavoro possono essere cambiati in termini temporali e di locazione per ottimizzare l’efficienza, la flessibilità e la stabilità della rete.
La realtà è che sia le reti energetiche che i data center stanno subendo frammentazioni e redistribuzioni. Ma più che essere una minaccia per qualsiasi settore, questo cambiamento dovrebbe rappresentare un’opportunità per un’integrazione più stretta e una migliore efficienza globale.
La poesia prosegue così: ‘Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.’
Nell’era dell’IoT, delle reti e città smart, questo concetto si rivela essere più vero di sempre.