Giancarlo Soro, amministratore delegato di Lexmark Italia, spiega in dettaglio i vantaggi derivanti dall’adozione pervasiva della Circular Economy.
Sono molte le ragioni di business per cui sarebbe opportuno orientarsi verso un modello di economia circolare: dalla riduzione dei costi, a una maggiore efficienza nella supply chain, passando per il riutilizzo di costose risorse finite. Tuttavia, in un’epoca in cui prodotti e processi di produzione sono più complessi che mai, come è possibile far sì che le operazioni di recupero, trasformazione e riutilizzo dei materiali avvengano in modo semplice ed efficace?
La tecnologia digitale sta rapidamente diventando un fattore chiave nell’offerta di valore aggiunto alla catena di produzione dell’economia circolare, garantendo trasparenza e fornendo informazioni basate su dati. Tecnologie come IoT e blockchain mettono a disposizione preziosi insight ricavati dai miliardi di sensori integrati nei dispositivi che ci circondano, che possono poi essere sfruttati per ottimizzare i processi decisionali.
Quando si tratta di prodotti elettronici e IT, queste tecnologie assicurano un notevole supporto all’economia circolare contribuendo ad eliminare gli sprechi per tutto il ciclo di vita del prodotto. Lo sfruttamento dei dati relativi a materiali e componenti migliora il processo di recupero di questi ultimi, mentre il loro riutilizzo consente di mantenere le risorse in uso il più a lungo possibile.
Più informazioni e trasparenza: l’impatto della blockchain
Chi offre servizi di riciclo, riparazione o ricondizionamento dei prodotti, specialmente se opera nel rispetto di precise scadenze, deve essere in grado di identificare l’esatto valore di ciò su cui sta lavorando. Avere la certezza su provenienza, composizione e condizioni – nuovo, danneggiato o troppo caro da riparare – di un determinato prodotto, consentirebbe di ottimizzarne al massimo il recupero al termine del suo ciclo di vita.
L’idea di rilasciare un “passaporto dei materiali” per i prodotti è buona, ma è possibile che incontri la resistenza dei produttori, in quanto rischia di rivelare informazioni sensibili quali il concept di progettazione e dati protetti da proprietà intellettuale e brevetti.
Esiste, tuttavia, una tecnologia che in questo caso potrebbe accorrere in aiuto. Mi riferisco alla blockchain che, con i suoi dati immutabili e crittografati acquisiti in un ledger aperto decentralizzato, fa sì che questi siano permanenti e verificabili, senza essere di proprietà di una sola parte, né archiviati in un unico luogo, con la conseguenza che non risultano manipolabili per vantaggi personali.
Se consideriamo che il ledger è pressoché impossibile da compromettere e che ogni dettaglio della blockchain viene documentato ogni qualvolta un prodotto cambia di mano, è possibile condividere in modo sicuro le informazioni relative al prodotto quando vengono richieste, proteggendo l’identità del proprietario dei dati.
Grazie alla creazione dei passaporti dei materiali, la blockchain potrebbe diventare un elemento importante della circular economy, permettendo di dimostrare l’origine del prodotto e incentivando così un nuovo trend comportamentale positivo. Ma non siamo ancora a questo punto. La tecnologia è attualmente in fase di test, tuttavia è il momento giusto per le aziende di esplorarla e testarla con proof of concept e progetti pilota.
Più informazioni e trasparenza: una regolamentazione in continua evoluzione
L’incentivare nuovi comportamenti rappresenta un fattore fondamentale per il successo dell’economia circolare. Se il cambiamento all’interno di questo modello è favorito dai dati, quello nelle aziende continua ad essere determinato da nuove ed emergenti normative volte a fronteggiare il mutamento climatico ed eliminare i rifiuti in discarica.
Sebbene l’Europa sia stata spesso accusata di eccessiva lentezza nel contrastare il cambiamento climatico e far leva sulle strategie dell’economia circolare, qualcosa si sta muovendo, e pare che le aziende intendano offrire il proprio contributo. In quest’ottica vanno viste, per esempio, iniziative come il Green Deal Communication o il Circular Economy Action Plan, a testimonianza di come la Commissione Europea stia pianificando un approccio legislativo in materia.
Affrontare il cambiamento climatico adottando un approccio basato su un modello di economia circolare non significa guardare al passato, quando la tecnologia veniva accostata allo sfruttamento dell’energia idrica o eolica. Mettendo in correlazione l’intelligence basata sui dati acquisita di continuo dalle aziende, con i principi della circular economy, esiste il potenziale per trasformare in modo significativo la realizzazione dei prodotti.
I dati sono in grado di offrire la giusta visibilità su materiali e componenti utilizzati e su quando possono essere riutilizzabili o sono a fine vita, concorrendo a ricavare valore aggiunto da ogni prodotto e accelerare così l’adozione di approcci circolari all’utilizzo delle risorse. Per una nuova crescita economica è fondamentale che Circular Economy, dati e tecnologia digitale vadano di pari passo.