Thibault Neu, R&I project manager energy storage and marine energy di Segula Technologies, ci parla delle prospettive dei sistemi di accumulo ad aria compressa.
– Accumulo di energia con aria compressa, quali prospettive ha questa tecnologia per il prossimo futuro?
Le previsioni del fabbisogno di stoccaggio di energia sono enormi per i prossimi decenni, e questo condiziona il massiccio sviluppo delle energie rinnovabili. L’obiettivo dello stoccaggio, e di Remora in particolare, è quello di eliminare l’intermittenza delle energie rinnovabili per rendere disponibile in modo permanente l’energia elettrica da fonti rinnovabili.
Così, quando non c’è né vento né sole, Remora rende ancora disponibile l’energia prodotta dalle turbine eoliche e dai pannelli solari, invece di bruciare combustibili fossili che emettono molta CO2.
Anche le batterie e l’idrogeno sono due nuovi metodi di immagazzinare energia, ma presentano entrambi i loro svantaggi (disponibilità di risorse e inquinamento nel primo caso, bassa efficienza, costo e rischi nel secondo). Al contrario, Remora non richiede risorse particolari perché il sistema utilizza tecnologie robuste già disponibili, rendendo possibile una diffusione su larga scala a un costo inferiore.
Accumulo ad aria compressa
Inoltre, si tratta di una soluzione che promette un’efficienza particolarmente elevata: l’utilizzo di aria compressa permetterà di restituire fino al 70% dell’energia elettrica immagazzinata, contro il 40% circa di sistemi simili attualmente esistenti.
Infine, la tecnologia ha un basso impatto ambientale perché si basa su un processo non inquinante che utilizza aria e acqua. Allo stesso modo, le attrezzature subacquee che vengono installate sul fondo marino sono inerti, per non disturbare la fauna e la flora marina per tutta la durata del progetto.
In termini di diffusione, Remora si rivolge a tutti i paesi che sviluppano energie rinnovabili e che hanno un lungomare (o un grande lago profondo) con una profondità d’acqua sufficiente (da 70 a 200 metri) – utilizzabile quindi praticamente ovunque nel mondo. REMORA può essere sviluppato sia su diverse decine di unità su una grande rete elettrica continentale, che singolarmente, pensando magari a un’isola di diverse migliaia di abitanti.
– Accumulo ad aria compressa: quali sono le caratteristiche del prototipo ODySEA? In cosa differisce dal progetto finale?
ODySEA è un prototipo che dimostra la tecnologia Remora su piccola scala e a terra. È in grado di immagazzinare energia convertendo l’elettricità in aria compressa e di erogarla restituendo l’elettricità alla rete elettrica con lo stesso processo, ma con una potenza di pochi Kilowatt. Il principio di funzionamento del sistema di conversione è identico, solo molto più piccolo.
Questo prototipo ci ha permesso di verificare il corretto funzionamento del sistema brevettato, e funziona molto bene!
Oltre alla differenza di dimensioni e potenza, la tecnologia Remora galleggerà fisicamente in mare con i suoi serbatoi subacquei posti sul fondale.
– Una volta realizzato in ambiente “reale”, quali costi e quali tempi di sviluppo e installazione comporterà? Che manutenzione richiede un simile impianto?
In questa fase è troppo presto per poter fornire una stima dettagliata dei costi, in quanto questi dipendono da molti parametri diversi.
Tuttavia, uno degli obiettivi di Remora è quello di limitare i costi dell’accumulo massiccio di energia puntando su diversi elementi di vantaggio; la pressione subacquea, che facilita la produzione di serbatoi, già componenti convenzionali dell’industria e prodotti in gran numero, uniti a una lunga durata del sistema.
Remora opera in modo autonomo, i suoi serbatoi hanno una durata di vita di oltre 50 anni e la chiatta ha una durata di diversi decenni. Per i sistemi offshore, la manutenzione umana è ridotta al minimo limitando i rischi.
Accumulo ad aria compressa
E, dato che la chiatta è galleggiante, la manutenzione pesante viene fatta al molo. Anche in questo caso, l’utilizzo di tecnologie semplici (motori elettrici, pompe, valvole, tubi, ecc.) ci permette di sfruttare i progressi di affidabilità raggiunti nel settore. I serbatoi sottomarini non hanno componenti in movimento (pompe, valvole, ecc.) o addirittura sensori essenziali per il loro funzionamento, eliminando così la necessità di manutenzione.
Remora opera in modo autonomo, i suoi serbatoi hanno una durata di vita di oltre 50 anni e la chiatta ha una resistenza di diversi decenni. Per i sistemi offshore, la manutenzione umana è ridotta al minimo, limitando anche i rischi correlati.
Essendo la chiatta galleggiante, la manutenzione pesante può essere fatta presso il molo. Anche in questo caso, l’utilizzo di tecnologie semplici (motori elettrici, pompe, valvole, tubi, etc.) ci permette di beneficiare dei progressi a livello di affidabilità raggiunti nel settore. I serbatoi sottomarini non hanno componenti in movimento (pompe, valvole) né sensori essenziali per il funzionamento, eliminando ogni necessità di manutenzione.
– Sono già in essere specifici accordi per combinare questa tecnologia con impianti esistenti o con strutture in fase di progettazione? Quali?
È proprio l’obiettivo delle nostre attuali attività. Ci sono diversi siti di prova di Energie Marine Rinnovabili in Europa, alcuni di essi potrebbero ospitare il nostro prossimo prototipo. Inoltre, sempre in Europa sono previsti diversi progetti di parchi eolici galleggianti in aree compatibili con Remora. Essendo forte la complementarietà delle due tecnologie, sarebbe sicuramente una prospettiva interessante per una versione commerciale iniziale.