Il potenziale delle deiezioni animali per produrre biogas, visione Sebigas

Il Belpaese è il terzo produttore mondiale di biogas derivante dal settore agroalimentare con ben 2 miliardi di metri cubi prodotti annualmente e ancora ampi

Roberto Salmaso

Economia circolare e bioenergie. Un tema tanto complesso quanto essenziale per il concreto raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. A dare un ulteriore e chiaro segnale in materia sono stati proprio gli obiettivi della “Rivoluzione verde e Transizione Ecologica”, la missione 2 del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), per il raggiungimento della quale sono state stanziate notevoli risorse (1.92 miliardi di Euro) al fine di sostenere la produzione di biometano in Italia.

Un messaggio importante per il Belpaese, oggi il terzo produttore mondiale di biogas derivante dal settore agroalimentare con ben 2 miliardi di metri cubi prodotti annualmente e con davanti a sé ancora ampio margine di miglioramento.

L’Italia importa un significativo quantitativo di energia dai mercati esteri e pertanto una accelerazione nella produzione di energia verde favorirebbe, oltre che la sostenibilità, anche una maggiore indipendenza energetica del Paese. Quindi, oltre al ruolo strategico che il biogas potrebbe assumere, una tale innovazione energetica contribuirebbe pure al potenziamento dell’economia circolare e al raggiungimento dei target di decarbonizzazione fissati da Italia e Ue. I cardini essenziali della riforma poggiano infatti sul riconvertire gli impianti già esistenti nel settore agricolo e promuovere lo sfruttamento degli scarti zootecnici per la produzione di biometano da impiegare nei trasporti, uno dei settori trainante delle emissioni nocive all’ambiente.

Economia circolare e decarbonizzazione

Roberto Salmaso

Roberto Salmaso, General Manager di Sebigas
La consistenza zootecnica italiana, seppur in calo nel corso degli ultimi 10 anni, vanta dei numeri decisamente importanti che rendono questo settore importante dal punto di vista dello sfruttamento energetico delle deiezioni. Da un punto di vista legato agli spandimenti sui terreni, tuttavia, si rinnova la necessità di costante impegno a far rispettare la direttiva nitrati specie in aree dove il carico zootecnico, ed in particolare quello di azoto, risulta essere particolarmente intensivo.

Snocciolando qualche numero sulla base della tipologia di animali, la consistenza di bovini e bufalini si attesta in circa 6 milioni di capi annualmente allevati. Abbiamo poi quasi 9 milioni di suini e 72 milioni di avicoli da carne e circa 52 milioni di galline ovaiole. Considerando le tipiche modalità di allevamento dei capi ed il peso vivo medio, la sola consistenza di bovini e suini sarebbe in grado di alimentare una potenza installata di circa 900 MW elettrici, in pratica una delle nostre centrali termoelettriche presenti sul territorio italiano.

Quindi circa 300.000 (un milione di abitanti circa) utenze sarebbero alimentate dalla sola energia generata dalle deiezioni. È proprio vero, come affermava De André, che dal letame nascono i fiori ovvero tanta, tantissima energia.

Il potenziale delle deiezioni animali

Dai numeri e dati emersi da una recente indagine condotta da Sebigas circa il potenziale energetico delle deiezioni dei capi di bestiame italiani emerge come grazie alle deiezioni annuali di due sole vacche sia possibile produrre 490 kg di LNG (liquefied natural gas), utili a percorrere tra i 1700 e i 1900 km, pari a un viaggio andata/ritorno Milano-Bruxelles.

Scarti agroalimentari

Ragionando più in grande, se tutte le deiezioni di capi bovini da latte adulti registrati in Italia nel dicembre 2019 (quasi 1.500.000) fossero trattate con il processo di digestione anaerobica per la produzione di biogas, porterebbero alla produzione di circa 367 milioni di kg di LNG, utili a percorrere più di 1 miliardo di km, pari a circa 33 mila volte la circonferenza della Terra.

Investimenti nella produzione e nello sfruttamento di biogas in Italia prospettano dunque un potenziale energetico enorme. A oggi, circa solo il 15% degli scarti zootecnici viene trasformato in biogas, ma entro il 2030 si potrà arrivare a una percentuale del 65% con una produzione di biometano che passerebbe da 1,7 miliardi di metri cubi a 6,5 miliardi. La grande disponibilità e reperibilità di deiezioni animali nel nostro Paese rende dunque tali biomasse tra le più utilizzabili nell’alimentazione di impianti biogas per la produzione di energia rinnovabile, ritagliando loro un ruolo sostanziale per il futuro dell’economia globale.