Le biomasse solide, come sottolineato dall’Associazione EBS, rappresentano una importante componente per la produzione sostenibile e integrata di energia.
L’intero settore attinge principalmente da gestione del bosco, residui di campo delle aziende agricole, sottoprodotti derivanti dall’espianto, sottoprodotti lignocellulosici come la paglia, residui delle attività di lavorazione dei prodotti agroalimentari e forestali, biomassa vergine ottenuta dalla lavorazione del legno e anche, in minor parte, da colture dedicate agricole e forestali.
La destinazione energetica dei sottoprodotti agricoli, considerando che tutte le biomasse impiegate sono di provenienza italiana, si traduce in reddito integrativo per le filiere agricole e agroindustriali. Ciò non inficia mai le coltivazioni destinate all’agroalimentare, ma ne valorizza i soli sottoprodotti.
Gran parte della biomassa utilizzata per la produzione di energia rinnovabile deriva dal settore forestale.
Guardando all’Europa si evidenzia, nel documento di consultazione della Strategia Forestale Nazionale (2020), che la dimensione dei prelievi in Italia è nettamente inferiore: nel nostro Paese il dato è quantificato in 1,4 mc/ha/anno, rispetto ai 3,4 mc/ha/anno della Francia o ai 5,2 mc/ha/anno della Germania, o al dato medio dei 27 paesi UE pari a 2,4 mc/ha/anno. Una tendenza confermata anche dalle statistiche fornite da Eurostat (2013): tra il 2000 e il 2010 in Italia si è verificata una riduzione del 23% del dato medio di prelievo per unità di superficie.
La filiera agroenergetica crea valore
La filiera è vantaggiosa per le comunità locali, impegnate nella manutenzione del patrimonio boschivo, spesso in aree “interne e marginali”. Queste attività, insieme al conseguente mantenimento/ricostituzione di presidi attivi contro il dissesto idrogeologico, generano ricadute positive per i territori.
L’attività realizzata dai grandi impianti per il controllo e il trattamento di biomassa solida permette di evitare fenomeni come la combustione in campo o la fermentazione spontanea che determinano maggiori emissioni di CO2 e polveri sottili in atmosfera.
La filiera è poi costantemente sottoposta ai controlli da parte del Mipaaf, effettuati su tutte le aziende associate. Ognuna è tenuta a fornire la documentazione completa di tracciabilità, nel rispetto della normativa (DM 2 marzo 2010 e DM 06 luglio 2012) che regolamenta sia i terreni di provenienza sia i tagli, ottenendo il riconoscimento del coefficiente moltiplicativo dei certificati verdi.
L’abbattimento delle emissioni
La combustione della biomassa determina l’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera. Tuttavia, a differenza delle fonti fossili, la CO2 rilasciata nella combustione di biomassa vegetale è collegata ad un ciclo di crescita della vegetazione breve. In pratica, questa emissione sarà assorbita dalla crescita di nuova biomassa negli spazi resi disponibili a seguito dei prelievi.
Si tratta del ciclo del carbonio e non ha emissioni aggiuntive di gas serra in atmosfera.
La CO2 rilasciata nella combustione della biomassa è pari a quella assorbita dalle piante durante il loro ciclo di vita. Secondo l’associazione Bioenergy Europe, l’energia da biomasse pesa sul mix energetico dell’UE per il 10% e nel 2018 ha consentito una riduzione del 7% delle emissioni totali prodotte dagli stati dell’Unione Europea.
Grazie alle elevate temperature di esercizio (circa 700-800°C), nei grandi impianti si raggiunge una più alta efficienza nella produzione di energia rispetto ad impianti di taglia medio-piccola.
Inoltre, la classe degli impianti di taglia superiore a 5 MW consente di immettere in rete energia elettrica con regolarità e continuità, senza dipendenza da fattori meteo e senza ciclicità giornaliere, consentendo così di sostenere la Rete di trasmissione nazionale.
La programmabilità è una caratteristica dell’energia prodotta da biomasse solide particolarmente utile nella transizione verso un modello caratterizzato dalla diffusione di fonti intermittenti, come l’eolico e il fotovoltaico. La programmabilità degli impianti è un importante contributo alla stabilità della rete elettrica nazionale. Infatti, la biomassa solida è l’unica fonte energetica rinnovabile in grado di garantire una regolarità e continuità di esercizio per oltre 8 mila ore l’anno.