Secondo Utilitalia occorrono patti territoriali – Colarullo: “sono fondamentali per riuscire a portare a compimento gli investimenti necessari in maniera rapida”.
“Contro il caro bollette, e alla luce degli eventi straordinari delle ultime ore che potrebbero comportare un’ulteriore crescita dei prezzi e mettere a rischio la sicurezza dei sistemi di approvvigionamento, è necessario mettere in campo nei prossimi mesi misure concrete anche per ridurre la dipendenza del Paese dal gas”.
Lo ha detto Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche), intervenendo alla X Edizione del Top Utility Award organizzato da Althesys.
“Nel breve e medio periodo – ha aggiunto – è necessario lavorare a dei patti territoriali che coinvolgano imprese ed enti locali per accelerare sul fronte delle energie rinnovabili”.
Utilitalia, necessari patti territoriali
Ciò alla luce del fatto “che su questo tipo di impiantistica non è solo il Governo centrale a decidere, ma è fondamentale la collaborazione dei territori per riuscire a portare a compimento gli investimenti necessari in maniera rapida. In quest’ottica, lo sviluppo di patti territoriali tra imprese ed enti locali, tesi all’individuazione di aree idonee alla realizzazione degli impianti e alla velocizzazione delle procedure, potrebbe aiutare il Paese a ridurre la dipendenza dalle fonti fossili. Se, da un lato, le imprese dei servizi pubblici sono pronte a massicci investimenti sulle rinnovabili, dall’altro lato per gli enti locali ciò si tradurrebbe in importanti vantaggi ambientali ed occupazionali”.
In questi giorni, ha aggiunto il direttore generale di Utilitalia, “le prime mosse del Governo sono invece andate nella direzione sbagliata: è il caso dell’articolo 16 del Decreto Sostegni Ter, che finisce per colpire proprio il settore delle rinnovabili”.
In un orizzonte di medio periodo, “bisogna invece ragionare su un ampio spettro di vettori a sostegno della transizione energetica. Penso al teleriscaldamento, a un’impiantistica adeguata alla gestione dei rifiuti che possa valorizzarli anche dal punto di vista energetico e al biometano, che ha un potenziale di 8 miliardi di metri cubi, pari al 10% del fabbisogno nazionale”.