Mauro Bez, responsabile approvvigionamenti biomasse Gruppo SICET, ci spiega come preservare le foreste e avviare un percorso virtuoso a favore dell’ambiente: fondamentale la sinergia e la partecipazione attiva di Associazione EBS.
– Come preservare le foreste e farne un uso corretto e consapevole?
Preservare l’ambiente forestale è assolutamente necessario. Il modo migliore per tutelarlo consiste nell’attuazione di tutte le buone pratiche boschive al fine di prevenire le varie problematiche come, ad esempio, quelle fitosanitarie o gli incendi. Il regolare impiego delle biomasse da sottoprodotti, altrimenti bruciate in modo inidoneo, è uno dei modi in cui si contribuisce alla manutenzione delle foreste in virtù del modello dell’economia circolare e non per ultimo la cura del bosco permette anche il miglioramento della qualità del legname per gli usi più nobili (segherie).
Questa pratica, che caratterizza il mercato delle produzione energetica da biomasse solide e la filiera che lo gestisce, concorre in modo rilevante alla prevenzione del rischio roghi, consentendo oltre all’ovvio beneficio ambientale, anche un rilevante risparmio di risorse economiche che sarebbero a carico dello Stato. Ne è un esempio quanto accaduto la scorsa estate con l’emergenza scoppiata in alcune zone del sud Italia e la conseguente necessità di varare con urgenza un decreto incendi. Da qui l’esigenza stringente di una corretta pianificazione per governare le superfici boschive in crescita: solo il 18% della superficie forestale italiana è attualmente oggetto di piani di gestione o assestamento forestale.
Biomasse e beni forestali
Ciò dà luogo a rischi legati a questi fenomeni sempre più alti e frequenti. La prevenzione attiva e strategica attraverso la gestione forestale sostenibile è il più efficace strumento per evitare i roghi. L’utilizzo costante di biomassa combustibile da parte delle centrali consente di trasportare dal luogo di “produzione” tutto il materiale proveniente da interventi selvicolturali, dall’azione devastante degli agenti atmosferici (ad es. vento, nubifragi e altro) o da agenti patogeni o fenomeni parassitari. Non dimentichiamo inoltre che le centrali a biomasse contribuiscono in maniera determinante a contrastare la diffusione di malattie infettive delle piante e la proliferazione di parassiti contribuendo quindi fattivamente al benessere del bosco. La manutenzione consente infine di evitare fenomeni come la combustione in campo o la fermentazione spontanea che determinano maggiori emissioni di CO2 e polveri sottili in atmosfera.
– Emergenza bostrico, a che punto siamo? Cosa è stato fatto?
Per l’emergenza bostrico al momento si è fatto poco e la sensazione che la situazione sia destinata a peggiorare è forte. Gli unici veri interventi hanno toccato piccolissime aree del territorio, ma è importantissimo procedere velocemente per cercare di recuperare quanto è possibile del patrimonio boschivo che altrimenti andrebbe perduto. Solo a dicembre si stimava fossero circa 7 mila gli ettari di foresta colpiti dal parassita.
In casi come questo interveniamo raccogliendo i materiali resi inutilizzabili dalla infezione o dagli agenti atmosferici che altrimenti resterebbero sui terreni. In tal modo viene preservato l’habitat degli animali selvatici e ripristinate le normali condizioni ambientali. Le ditte boschive incaricate del servizio di esbosco dal proprietario privato, o che hanno acquistato il lotto schiantato alle aste delle amministrazioni comunali, effettuano una prima cernita del legname, in funzione del potenziale utilizzo di mercato (segherie, imballaggi, cartiere, costruzioni), con la logica dell’impiego “a cascata” dei materiali disponibili.
La parte residuale è destinata a recupero energetico. I cantieri forestali operano in modo progressivo selezionando i residui forestali: la parte da destinare a valorizzazione energetica viene separata dal resto già in bosco oppure a bordo bosco. Successivamente viene raccolta, accatastata, ridotta e consegnata alle centrali a biomassa da parte dei collettori. È importante precisare che l’ingente materiale improvvisamente disponibile a causa di queste calamità non rappresenta un materiale aggiuntivo rispetto a quello che il bosco fornisce strutturalmente, ma rappresenta un inaspettato “anticipo”.
Ciò rende necessario per aziende come la nostra amministrare con assoluta attenzione il materiale stesso per minimizzare i disagi che inevitabilmente si potrebbero generare negli anni successivi sulla locale filiera di approvvigionamento e, in primis, sui diretti gestori del bosco che rischiano di non avere negli anni a seguire materiale da raccogliere e vendere.
– Questa emergenza che sta interessando il Veneto poteva essere prevista ed evitata? Quali attività saranno messe in campo in futuro per limitare i danni? Che tipo di prevenzione è possibile attuare?
L’emergenza bostrico è una conseguenza della tempesta di Vaia e come tale se ne potevano mitigare gli effetti con una gestione più tempestiva e accurata nella rimozione del materiale legnoso schiantato, per quanto la situazione fosse complessa. La tempesta Vaia ha messo in luce alcuni aspetti di mancata cura del territorio e tra questi c’è sicuramente anche la gestione delle foreste.
Per mantenerlo in salute, questo “patrimonio” va curato, effettuando una pianificazione che tenga conto delle varie realtà. È necessario perseguire tutte le pratiche di gestione forestale, diversificandole a seconda del territorio, e creare sinergie tra i proprietari pubblici, i proprietari privati e tutte le aziende della filiera del legno, rendendo economicamente sostenibili le utilizzazione boschive. Nel contempo vanno effettuati interventi per evitare il propagare degli incendi, realizzare strade silvopastorali e varare rimboschimenti. Tutto ciò con l’obiettivo di valorizzare questa risorsa importantissima per le zone montane che, per restare tale, non va abbandonata con il forte rischio che vada a degradare.
– È possibile fare un uso efficace del legname danneggiato dal coleottero? Come? Quale supporto avete ricevuto da Associazione EBS?
A seconda degli interventi che possono essere effettuati e al grado di deperimento della pianta causato dal bostrico, si può destinare il legname alle segherie che per definizione ne fanno un uso pregiato e il restante alla macinazione per vari utilizzi, tra cui quello energetico. Ebs, tutelando il proseguimento delle attività da parte dei produttori di energia dalla combustione del legname che non ha utilizzo più nobile, svolge un ruolo di anello fondamentale alla conservazione della filiera, che può consentire di raggiungere gli obiettivi energetici e silvo-pastorali.
– La tempesta di Vaia ha interessato oltre 40mila ettari di foreste. Come siete intervenuti? Con quali risultati?
Siamo intervenuti dando supporto alla filiera ed esplicandolo con la massima disponibilità al ritiro della biomassa, anche ben oltre i limiti quantitativi normalmente approvvigionati e riconoscendo le consolidate modalità economiche. Lo sforzo delle aziende, già impegnativo rispetto alla normalità, è stato mantenuto anche durante la pandemia, per non parlare delle perduranti conseguenze dei recenti eventi bellici.
– Anche in questo caso, quanto è stato importante il supporto di Associazione EBS? Quali le sinergie?
L’intervento dell’Associazione EBS è fondamentale nella gestione dei rapporti istituzionali, come in questa situazione di emergenza, per far sì che ogni anello della filiera operi secondo i processi e le regole stabilite. Nel caso di Vaia anche tramite l’Associazione è stato garantito uno sbocco produttivo a tonnellate di alberi che l’esposizione agli agenti atmosferici aveva reso inutilizzabili nell’industria di trasformazione e che sarebbero rimasti a marcire sul territorio. L’Associazione si è adoperata inoltre nella gestione straordinaria della filiera durante il lockdown per assicurare che non si verificassero blocchi nel processo delle attività di produzione energetica.