Una recente ricerca Google Cloud indaga obiettivi, azioni e sfide che il top management sta affrontando nella transizione verso un business più sostenibile.
Il climate change che da anni preoccupa gli scienziati si sta sempre più traducendo in fenomeni climatici estremi, frequenti e devastanti. Occorre dunque progettare ed istituire iniziative ESG in modo prioritario.
Con una spesa per la sostenibilità vicina al 10% del budget aziendale, i dirigenti a livello globale sono disposti a valutare modalità di crescita sostenibili per il Pianeta, anche se questo si traducesse in una perdita di ricavi nel prossimo futuro.
Secondo lo studio, le aziende in EMEA hanno maggiori probabilità di avere almeno un programma in atto per portare avanti iniziative green rispetto alla media mondiale (98% VS 96%).
Le iniziative più comunemente adottate dalle aziende in Europa, Medio Oriente e Africa includono la scelta di fornitori o partner sostenibili (48%), l’implementazione di policy green in ufficio (45%) e gli sforzi per compensare la propria carbon footprint attraverso la scelta di fonti di energia rinnovabile e metodi di produzione sostenibili (44%).
Il gap tra “ottimismo green” e progressi reali: sfide di misurazione
Al valore nominale, l’80% dei dirigenti intervistati a livello mondiale dà alla propria organizzazione un punteggio superiore alla media quanto a sforzi nell’ambito della sostenibilità ambientale, mentre il 78% crede di essere sulla strada giusta.
Nonostante le migliori intenzioni, tuttavia, permangono ancora varie sfide legate, in particolar modo, alla mancanza di misurazione dei risultati delle proprie iniziative di sostenibilità, che generano un gap tra obiettivi prefissati e progressi reali. Il 58% dei dirigenti a livello globale ammette di aver peccato di green washing, e il 66% si chiede quanto siano genuine le iniziative ESG della propria azienda.
Uno degli ostacoli da superare per dare maggiore concretezza alle iniziative ESG sembra essere proprio la mancanza di metriche di valutazione. Il 64% dei rispondenti a livello mondiale non ha adottato strumenti di misurazione per valutare l’impatto delle proprie pratiche sostenibili a fronte di un 36% che ha introdotto delle metriche. Tra questi ultimi solo il 17% sta utilizzando i dati raccolti per ottimizzare le proprie prestazioni.
La sostenibilità come opportunità di business
Se i CEO riuscissero a superare queste sfide, le iniziative in ambito ESG potrebbero diventare un vero e proprio motore di crescita: il 74% dei manager ritiene infatti che la sostenibilità possa portare a una profonda trasformazione del business. Non a caso tecnologia e sostenibilità sono le due principali aree in cui i CEO a livello globale intendono aumentare gli investimenti nel 2022. I dirigenti in America Latina (66%) ed EMEA (60%) sono i maggiori sostenitori dell’aumento degli investimenti nella sostenibilità.
I dati italiani
A livello italiano lo studio registra una crescita d’interesse per gli aspetti ESG da parte delle aziende: l’89% dei CEO intervistati ritiene di occuparsene di più rispetto a un anno fa. Tuttavia, il 71% riconosce che, sebbene molti dicano di voler essere più sostenibili, pochi sanno come farlo in maniera concreta. Tanto che il 60% si chiede se le iniziative di sostenibilità della propria azienda siano autentiche.
Il 97% delle imprese italiane del campione intervistato ha attivato almeno un programma di sostenibilità, ma anche nel Bel Paese si registra una carenza di misurazione dei risultati: quasi un’azienda su 5 (19%) non ha alcun sistema di misurazione che le permetta di calcolare il proprio impatto ambientale e di agire per migliorare, e più della metà (57%) non ha introdotto delle metriche per valutare i risultati delle iniziative ESG adottate.
Google Cloud supporta le organizzazioni
Tramite l’utilizzo della propria tecnologia e degli insight forniti, Google Cloud supporta i clienti nella riduzione della loro impronta di carbonio.
Incrementare la sostenibilità delle applicazioni e delle infrastrutture digitali è una priorità per le aziende di tutto il mondo. Al fine di semplificare la consultazione e l’utilizzo di queste nuove funzionalità, l’azienda ha recentemente introdotto la suite Carbon Sense.
Si tratta di una raccolta di funzionalità che semplificano la segnalazione e la riduzione delle emissioni di carbonio. Integra strumenti come Active Assist, un tool che supporta i clienti nell’identificazione, rimozione e ottimizzazione dei progetti inattivi sul cloud per ridurne proattivamente l’impronta, e Carbon Footprint, per misurare le emissioni lorde di carbonio legate al proprio utilizzo di Google Cloud.
Inoltre, per aiutare i clienti a decarbonizzare l’elettricità consumata dalle loro applicazioni cloud, Google Cloud offre Google Cloud region picker. È uno strumento che fornisce la percentuale media oraria di energia senza carbonio (CFE%) per la maggior parte delle sue region. Essa aiuta i clienti a valutare input chiave come il prezzo, la latenza per i loro utenti finali e l’impronta di carbonio, e scegliere su quale Google Cloud region operare.