Fondazione Utilitatis individua i trend di decarbonizzazione, economia circolare e digitalizzazione: le utilities generano valore con investimenti di 4,6 mld l’anno.
Un volume complessivo di investimenti pari a 4,6 miliardi di euro, destinati prevalentemente a decarbonizzazione, digitalizzazione ed economia circolare, e un valore aggiunto distribuito ai diversi stakeholder pari a 11,7 miliardi di euro: questi i numeri principali che emergono dal rapporto di sostenibilità 2022 “Le utilities italiane per la transizione ecologica e digitale” elaborato anche quest’anno da Fondazione Utilitatis per conto di Utilitalia, la Federazione delle imprese di acqua, ambiente e energia.
I principali dati economici
Dei 4,6 miliardi di investimenti realizzati nel 2021, 1,4 miliardi sono stati destinati a decarbonizzazione, digitalizzazione ed economia circolare: 31% del totale, in aumento rispetto al 24% dell’anno precedente. L’obiettivo della decarbonizzazione resta centrale per le utilities, con investimenti che superano gli 861 milioni rispetto agli oltre 600 milioni del 2020 (+43%); gli esempi concreti sono numerosi, dall’energia prodotta da fonti rinnovabili (49%) agli oltre 6 mila mezzi a basso impatto ambientale (18% del totale), principalmente utilizzati per la raccolta dei rifiuti. Gli investimenti in economia circolare sono più di 272 milioni (contro i 182 dell’anno precedente; +50%); grazie a questi investimenti, il tasso di riciclo dei rifiuti differenziati arriva all’81,5%, mentre il tasso di recupero dei fanghi di depurazione supera il 92,5% (valore in miglioramento rispetto all’87% nel 2020).
Per quanto riguarda la digitalizzazione, gli investimenti sono stati 297 milioni (+3% rispetto al 2020): oggi il 49% delle reti idriche risulta distrettualizzato, mentre i contatori intelligenti del gas sono circa il 79% di quelli installati. Il valore aggiunto annuale distribuito agli stakeholder è stato di 11,7 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 11,0 miliardi dell’anno precedente. Ad esso si sommano ulteriori 12,7 miliardi di spesa verso i fornitori, di cui quasi il 59% verso realtà locali.
La sostenibilità ha valore strategico
Il rapporto evidenzia inoltre la crescita dell’integrazione della sostenibilità nel modello di business delle utilities: il 51% di esse – spesso in assenza di obblighi normativi – elabora un rapporto di sostenibilità, il 18% si è dotato di una struttura dedicata alla sostenibilità e il 33% ha previsto obiettivi espliciti di sostenibilità all’interno del piano industriale. Nell’ambito specifico della salute e della sicurezza sul lavoro, il 59% delle aziende monitora i near miss (gli incidenti mancati) e il 60% adotta sistemi certificati di gestione della sicurezza sul lavoro.
Sul fronte della parità di genere si registra una percentuale di donne nei Consigli di amministrazione pari al 37%, in aumento rispetto al 34,2% dell’anno precedente. Come si accennava, le associate a Utilitalia hanno complessivamente incrementato nel 2021 gli investimenti in decarbonizzazione (+43%); in economia circolare (+50%) e in digitalizzazione (+3%).
L’evoluzione e i trend del comparto: il focus della serie storica delle 56 aziende principali
Il rapporto dedica un focus alla serie storica delle performance di un rilevante gruppo di associate a Utilitalia. Si tratta di 56 aziende, che valgono circa 37,2 miliardi di euro di ricavi (pari a oltre il 90% dei ricavi totali di tutte le associate che hanno partecipato all’indagine 2022). Per questo gruppo è disponibile l’andamento, in un orizzonte di 3 anni, di 15 indicatori particolarmente rappresentativi per il settore idrico, ambientale ed energetico.
Tra i dati principali, si segnala, nel caso del ciclo idrico, che le perdite di rete si attestano al 38,6%, diminuite di quasi due punti percentuali rispetto al 2020 e di tre punti percentuali rispetto al 2019 (erano al 41,2%). La quota di fanghi da depurazione smaltiti in discarica, dopo un andamento incostante, si è ridotta nel 2021 al 9% (era l’11% nel 2019 e il 14% nel 2020). Per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti, le imprese di questo campione raggiungono il 62%, in linea con i valori dei due anni precedenti (61% nel 2019 e 63% nel 2020) e con la media italiana 2020 (63%). Sul fronte dell’energia elettrica, la quota prodotta da fonti rinnovabili raggiunge il 49%, in aumento consistente rispetto al 45% del 2020 e il 42% del 2019.