Gabriele Basile, CEO di Termo, ci racconta la visione aziendale e le prospettive di un mercato che pone sempre maggiore attenzione a sostenibilità e green.
– Come si posiziona Termo, oggi, sul mercato italiano e globale?
Termo è una realtà completamente italiana che opera nel settore Greentech: nata nel 2014, ha saputo evolversi per approcciare il mercato della riqualificazione energetica a 360°. In particolare, insieme a Fondo Italiano d’Investimento, abbiamo investito sulle opportunità offerte dal Decreto Rilancio 2020 per specializzarci nel settore della riqualificazione residenziale.
La nostra mission è quella di essere il partner di riferimento per banche, imprese del settore e clienti finali nella fornitura di soluzioni sostenibili nell’ambito Home Energy & Sustainable Renovation, gestendo tutte le fasi della riqualificazione energetica: dalla consulenza iniziale alla progettazione energetica, al finanziamento, al project management ed esecuzione dei lavori, alla gestione documentale (APE, ENEA, GSE, Visto Fiscale, etc.) che accompagna tutte le fasi necessarie anche per l’ottenimento delle detrazioni o di un credito fiscale.
Nell’ultimo biennio siamo cresciuti esponenzialmente, passando da € 4 milioni di fatturato nel 2020 a circa € 38,6 milioni nel 2023.
Con un team composto da circa 160 professionisti, a oggi abbiamo superato le 12.000 installazioni di sistemi HVAC e gestito oltre 100 cantieri Superbonus 110%, generando una riduzione di emissioni di CO2 superiore a 4.550 ton/anno.
Inoltre, lo scorso 28 dicembre abbiamo adottato lo status di “Società Benefit”, confermando l’impegno nel perseguimento di obiettivi di beneficio comune: abbiamo modificato lo Statuto aziendale, segnando così il nostro ingresso ufficiale nel mondo delle benefit corporation.
Questo ci ha consentito di compiere un ulteriore passo avanti in termini di sostenibilità e responsabilità sociale, rafforzando iniziative non solo di valorizzazione del capitale umano e cura del cliente, ma anche di lotta al cambiamento climatico e innovazione green.
– Quali sono gli obiettivi di crescita per il medio periodo? Quali strategie adotterete per accelerare la crescita nel 2023/24?
I prossimi due anni si confermeranno fondamentali in ottica di riqualificazione e risparmio energetico: per questo, continueremo a investire per affermarci come protagonisti del cosiddetto settore Growth Tech, offrendo a privati, banche e aziende, consulenza, servizi e tecnologie sempre più all’avanguardia per andare incontro alle esigenze di ottimizzazione energetica.
Sebbene il Governo con il decreto legge 11/2023, abbia fermato le opzioni di cessione del credito e sconto in fattura a partire dal 17 febbraio, obbligando le aziende a rivedere i propri modelli di business, il mercato della riqualificazione ha un respiro ed una profondità talmente ampio da generare innumerevoli necessità a medio lungo termine, soprattutto di servizi professionali e basati su tecnologie avanzate.
Ad esempio, intendiamo focalizzarci sull’aspetto educational che riguarda il risparmio. Se in passato si aveva maggiore consapevolezza dei propri consumi, oggi il numero elevato di elettrodomestici e dispositivi elettronici rende più difficile identificare i consumi precisi di ciascuno, portando in ultima analisi a perderne il controllo. Questo aspetto sta ad esempio diventando di interesse anche per le istituzioni finanziarie, che stanno sviluppando e promuovendo prodotti basati sull’assessment ESG dei propri clienti anche retail.
Da un lato continueremo a sviluppare aspetti che hanno da sempre caratterizzato il nostro business, ampliando l’offerta in termini di impianti fotovoltaici e pompe di calore.
Dall’altro, investiremo significativamente per rafforzare i servizi per la transizione energetica, ad esempio supportando le banche per l’erogazione di prodotti come “Green Loans” e promuovendo lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili gestendone il processo di costituzione, dalla fattibilità alla gestione.
– Come osservatori privilegiati, quali pensate saranno i trend green per i prossimi anni?
Il mercato si è ormai orientato verso due driver principali: la riqualificazione energetica e la riduzione dei consumi.
In un contesto normativo complesso come quello attuale, la povertà energetica è un rischio reale: a fronte dell’instabilità economica e dell’aumento dei costi dell’energia, i consumatori che potranno accedere a beni e servizi essenziali saranno sempre meno. Al contempo, paradossalmente solo chi avrà la capacità di investire per riqualificare immobili e sistemi riuscirà a ridurre i consumi.
Nel 2023 e negli anni a venire l’autoproduzione sarà protagonista: l’aumento dei costi dell’energia porrà infatti di fronte alla necessità di migliorarne la gestione quotidiana, ottimizzando immagazzinamento e consumi. La risposta potrebbe arrivare dal rinnovabile “veloce”. Le energie rinnovabili possono essere la soluzione definitiva e a lungo termine, ma serve accelerare i tempi di installazione e implementazione di questi sistemi complessi: è qui che entra in gioco la digitalizzazione, come abilitatore chiave della transizione energetica.
Infine, per le aziende, policy ESG e certificazioni green rappresenteranno un aspetto imprescindibile della strategia a lungo termine, chiamando a un maggiore impegno in termini di trasparenza e responsabilità sociale. A tal proposito, il ruolo delle Banche sarà fondamentale e potrebbe rappresentare un boost essenziale del risparmio energetico: questo avverrà attraverso la strutturazione di prodotti e servizi basati sul ranking ESG dei clienti e la valutazione dei progetti green.
– Come influirà lo stop a Superbonus e alla cessione dei crediti sul mercato italiano?
Lo stop alle agevolazioni del 17 febbraio scorso ha colpito duramente il settore della riqualificazione degli edifici, con un impatto significativo sia per le aziende della filiera, che devono rivedere velocemente i propri modelli di business, sia per i cittadini. In particolare, la decisione del Governo si riflette sulle fasce medio-basse della popolazione, che non hanno la capacità finanziaria di anticipare i costi per i lavori, né la capienza fiscale per recuperare le detrazioni maturate.
Contrariamente a quanto sta facendo l’Europa, di fatto l’Italia ha limitato la possibilità di riqualificare gli edifici e il rispetto delle direttive comunitarie. Come azienda coinvolta in prima linea in questo settore, auspichiamo quindi che il Governo sappia trovare una soluzione efficace e ad ampio raggio per affrontare le diverse problematiche che il recente decreto ha portato alla luce, soprattutto nell’ottica della cosiddetta “povertà energetica”
– Ristrutturazione e costruzione di edifici efficienti, cosa prevede la nuova direttiva europea? Qual è il Vs parere?
Negli ultimi mesi la discussione in merito alla direttiva dell’Unione Europea sulle cosiddette “case green” si è fatta molto accesa. Si tratta di una direttiva che prevede l’adeguamento delle classi energetiche a nuovi standard di efficienza per ottenere un miglioramento delle performance energetiche degli immobili, con il raggiungimento della classe energetica E per gli edifici residenziali entro il 2030.
Come Termo, stiamo già lavorando con gli attori del settore per semplificare la riqualificazione energetica di tutti i soggetti coinvolti (privati o aziende), soprattutto nell’ambito dei servizi.
Tuttavia, anche in questo caso il decreto legge 11/2023 ha rappresentato un importante freno al progresso: se alcuni Paesi europei stanno implementando le direttive anche per far fronte al fenomeno della povertà energetica, l’Italia si sta muovendo in direzione opposta.
Dopo lo stop e le modifiche alla normativa in materia di Ecobonus e Superbonus 110%, è quanto mai necessario fare chiarezza e definire linee guida precise che aprano la strada a un sistema di incentivi davvero accessibile a tutti, efficace e stabile nel medio-lungo termine.
Solo così si potrà non solo rispettare le normative imposte dalla Comunità Europea, ma soprattutto dare di nuovo ai cittadini la possibilità di ottimizzare e sfruttare appieno le proprie risorse. A oggi, infatti, solo chi riuscirà a rinnovare e valorizzare il proprio immobile potrà rivenderlo dopo il 2033.
– Le comunità energetiche stanno riscuotendo sempre maggiore successo e rappresentano un fenomeno sempre più conosciuto dai cittadini e dalle imprese. Quale ruolo hanno e avranno in ottica nazionale nel nostro Paese?
Le CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) rappresentano un valido modello per fare fronte alla recente crisi energetica, che bene si inserisce nella strategia di autosufficienza a cui l’Europa sta puntando. Nonostante sia stata tra i primi Paesi a costituire le CE (la prima è nata a Morbegno già nel 1897), però, l’Italia non è ancora riuscita ad applicare il modello a largo spettro. Tuttavia, il PNRR le incentiva e il Decreto Milleproroghe 162/2019 che le riconosce potrebbe dare nuovo slancio.
Va ricordato che in Italia i benefici previsti per la costituzione di una CER sono molteplici. Pur non rientrando all’interno dei lavori di riqualificazione energetica previsti dal Superbonus, infatti, le CER possono comunque usufruire dell’Ecobonus oppure della detrazione fiscale del 50%.
Inoltre, il fatto di coinvolgere sempre di più la collettività nella riqualificazione rappresenta un vero e proprio tratto di novità nell’ecosistema Paese. Le CER svolgono un ruolo importante in ottica di innovazione e sviluppo: se i soggetti che aderiscono saranno in grado di prevedere i consumi, aumenterà la possibilità di espansione della comunità stessa.