Christian Bonaldo, Product Marketing Manager Medium and Low Voltage products di Eaton Italia, mette in luce la contraddizione legata all’impiego del gas SF6 presso strutture a rinnovabili.
I parchi solari ed eolici sono universalmente considerati uno dei pilastri della transizione energetica: all’aumentare dell’energia verde generata diminuisce la dipendenza dai combustibili fossili e, di conseguenza, l’emissione di CO2. Questo per lo meno è quanto accade in teoria poiché, allo stato attuale, dietro a queste modalità di produzione di energia sostenibile potrebbe in realtà nascondersi un rischio per il pianeta.
Molti dei quadri elettrici impiegati nei parchi solari ed eolici sono infatti ad oggi isolati tramite SF6, o esafluoruro di zolfo: si tratta di un gas a effetto serra che, secondo il quinto rapporto di valutazione dell’IPCC, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, ha un potenziale di riscaldamento pari a 25.000 volte quello della CO2. Ciononostante, è ampiamente diffuso: già sei anni fa, nel 2017, secondo uno studio dell’Università di Cardiff, le emissioni di gas SF6 a livello europeo erano state equivalenti a 6,73 milioni di tonnellate di CO2 (pari a quanto prodotto da 1,3 milioni di auto).
Gas serra diffuso ma dannoso
L’SF6 è stato inventato all’inizio del XX secolo ed è praticamente inesistente in natura. È molto popolare come isolante perché in forma pura è stabile, non infiammabile e non tossico. La sua straordinaria capacità isolante ha inoltre permesso ai produttori di ridurre significativamente le dimensioni dei quadri elettrici: questo rappresenta un grande vantaggio in ottica di scalabilità degli interi impianti, ma porta con sé diverse problematiche, soprattutto sul lungo periodo.
La vita tecnica dei quadri elettrici è infatti di circa 40 anni: un tempo più che sufficiente per il verificarsi di incidenti che potrebbero causare la fuoriuscita di SF6. In ogni caso, anche senza imprevisti, durante il regolare ciclo di vita di un quadro elettrico, viene rilasciato circa il 4-8% del gas. Inoltre, l’SF6 si decompone molto lentamente: rimane infatti nell’atmosfera per una media di 3.200 anni. Da questi numeri, è chiaro che non dovrebbe assolutamente trovare posto nei parchi solari (e non solo).
La posizione dell’UE e le risposte del mercato
In questo scenario, l’Unione Europea si sta muovendo con sempre maggiore decisione: è infatti stato recentemente raggiunto un accordo politico provvisorio in merito alla riduzione graduale delle sostanze ritenute responsabili del riscaldamento globale, compreso un nuovo divieto totale sui dispositivi di media tensione che utilizzano gas fluorurati, il più potente dei quali è appunto l’SF6. Nella visione di Eaton, da sempre pioniera per quanto concerne questo tipo di soluzioni, la decisione presa dalle istituzioni europee rappresenta una grande vittoria per il pianeta.
Le alternative prive di SF6, sperimentate e testate, sono del resto disponibili da tempo, in particolare nella categoria della media tensione, fino a 24kV compresi, alla quale afferiscono la maggior parte dei quadri elettrici attualmente in uso: la commutazione in vuoto, in combinazione con la tecnologia di isolamento ad aria naturale, risponde perfettamente agli odierni requisiti della rete e, soprattutto, può giocare un ruolo cruciale nella lotta contro il riscaldamento globale.
Eppure, alcune voci critiche ancora sostengono che l’obbligo di utilizzare tecnologia priva di SF6 potrebbe ostacolare il processo di decarbonizzazione in Europa. In effetti, nonostante esistano numerose alternative a questo gas nocivo, il materiale contenente SF6 continua a essere installato all’interno dei parchi solari. Invertire la rotta non è però più rimandabile, anche per evitare di cadere in contraddizione: stiamo cercando di combattere il cambiamento climatico, immettendo in atmosfera una sostanza altamente nociva.
Dalla normativa all’effettiva implementazione
I gas serra a base di fluoruro come l’SF6 sono già stati vietati dal 2007 in quasi tutte le applicazioni, ad eccezione dell’ingegneria elettrica. Il motivo di questa singolare eccezione è che, all’epoca, si supponeva che non fossero disponibili alternative prive di SF6. Tuttavia, il mercato è cambiato e oggi sono disponibili soluzioni più sostenibili.
Per dare un’ulteriore definitiva spinta in questa direzione, l’UE sta, come dicevamo, vietando i gas fluorurati anche nelle applicazioni elettriche, puntando a una graduale eliminazione: si prevede infatti che, a partire dal 2026, non saranno più consentiti, negli impianti in media tensione fino a 24kV, nuove installazioni contenenti SF6.
Il divieto sarà poi con il passare del tempo probabilmente esteso a tensioni superiori. Grazie alla sua decennale esperienza in ambito SF6free, Eaton ha intrapreso questa strada già ad inizio 2023, immettendo nel mercato italiano solo prodotti come il quadro Xiria che è totalmente privo di questo dannoso gas.
Nei prossimi due anni, però, i progettisti potrebbero continuare a scegliere materiali contenenti SF6, creando inutili emissioni aggiuntive e finendo, probabilmente, anche per rimetterci dal punto di vista economico: alla fine del ciclo di vita, i materiali contenenti SF6 non potranno più essere riciclati e dovranno essere smantellati a costi (prevedibilmente) elevati. In definitiva, non c’è più motivo di scegliere l’SF6: va piuttosto considerato vietato fin da subito per fare in modo che gli sforzi di sostenibilità contribuiscano alla generazione di energia veramente più pulita.