COP28, il raffreddamento degli ambienti sarà solo per i più ricchi

L’aumento dei consumi per il raffreddamento delle abitazioni potrebbe portare a un incremento di CO2 equivalente emessa da 590 a 1.365 milioni di tonnellate.

Scegliere il climatizzatore raffreddamento

La questione del raffreddamento in un mondo in continuo riscaldamento è da tempo una fonte di preoccupazione per i decisori politici a livello globale. Durante la 28ª Conferenza delle Parti (COP28) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), 64 paesi hanno firmato il Global Cooling Pledge con l’ambizione di ridurre del 68% le emissioni legate al raffreddamento entro il 2050, aumentare l’accesso al raffreddamento sostenibile entro il 2030 e aumentare l’efficienza media globale dei nuovi condizionatori d’aria del 50%.

Infatti, con l’aumento dell’adozione dei condizionatori (AC) come strategia di adattamento, è aumentato anche l’interesse nell’impatto che avrà sul consumo di energia, le emissioni e le disuguaglianze. Un quadro completo delle potenziali disuguaglianze nell’espansione futura dell’uso dell’AC, e quindi anche degli impatti che avrà sulla povertà energetica derivanti dall’aumento dell’uso di elettricità per il raffreddamento, è un’area che richiede ulteriori approfondimenti.

Giacomo Falchetta, ricercatore del CMCC, ed Enrica De Cian, professoressa all’Università Ca’ Foscari Venezia e ricercatrice del CMCC, hanno fatto su questo tema un nuovo studio intitolato Inequalities in global residential cooling energy use to 2050.

Giacomo Falchetta, ricercatore del CMCC
Valutare le proiezioni sull’adozione e l’utilizzo del raffreddamento e le loro disuguaglianze ha importanti implicazioni politiche per la pianificazione energetica globale, regionale e nazionale, nonché per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni.

Lo studio stima che la percentuale di famiglie che possiedono un AC potrebbe crescere dal 27% a una quota compresa tra il 33% e il 48% entro il 2050, il che implica un aumento del consumo di elettricità globale per l’AC residenziale e quindi anche delle emissioni. Inoltre, lo studio rivela le tendenze attuali e future nel campo del raffreddamento, fornendo informazioni importanti per lo sviluppo di soluzioni eque attraverso misure come i sussidi pubblici, le donazioni internazionali, la pianificazione urbana ed edilizia, e il raffreddamento passivo.

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Proiezioni globali per l’uso dell’aria condizionata residenziale (AC).
Mappe e grafici a barre della proprietà dell’AC (% e numero di famiglie) (A,B) e (C,D) consumo di elettricità per AC delle famiglie (GWh/anno e TWh/anno). Fonte: Falchetta et al 2024.

Una distribuzione fortemente diseguale

Lo studio indica che, sebbene ci sarà una forte crescita nell’adozione e nell’utilizzo globale dell’AC per far fronte al calore, su scala locale e in assenza di politiche dedicate, la crescita futura della proprietà e dell’uso dell’AC sarà distribuita in modo altamente disuguale tra le regioni e i gruppi di reddito.

Enrica De Cian, professoressa all’Università Ca’ Foscari Venezia e ricercatrice del CMCC
Ci sono sempre più prove che indicano che l’accesso al raffreddamento è una questione sistemica e multidimensionale che si collega ai dibattiti sulla giustizia dell’adattamento ai cambiamenti climatici, e quindi è al centro delle conferenze climatiche globali.

Lo studio si basa su un database di microdati a livello di nucleo familiare che copre più di 500 unità amministrative subnazionali in 25 paesi, e rappresenta il 62% della popolazione mondiale e il 73% del consumo globale di elettricità. La combinazione di copertura globale e alta granularità dello studio offre quindi una visione delle disuguaglianze – sia attuale che futura – nella distribuzione dell’AC e del suo utilizzo. Allo stesso tempo, aiuta anche a identificare aree critiche di vulnerabilità in diverse regioni e comunità bisognose di interventi per aumentarne la capacità adattativa.

I dati emersi dallo studio sono pubblicamente disponibili e possono essere utilizzati per valutazioni più accurate della vulnerabilità al calore, oltre che per supportare i decisori che operano all’intersezione tra salute pubblica, pianificazione infrastrutturale e politiche energetiche e climatiche.