Igor Valandro, CEO Air-Connected Mobility, svela il futuro del trasporto pubblico, tra innovativi veicoli a guida autonoma e gli ostacoli infrastrutturali delle città.
Il trasporto pubblico sta vivendo un momento critico per quanto riguarda le innovazioni, da nuovi approcci alla mobilità urbana con l’introduzione dello sharing, la spinta verso l’elettrico e l’avvento dei veicoli a guida autonoma per la mobilità di massa. Nonostante l’interesse crescente da parte del pubblico e degli investitori, però, l’Europa si trova ancora in ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina nell’adozione di questi mezzi di mobilità, principalmente a causa delle complessità delle sue infrastrutture e dell’esigenza di adattare la tecnologia alle specificità del contesto europeo.
Mentre negli Stati Uniti e in Cina aziende come Waymo e Tesla hanno dimostrato la fattibilità di implementare i veicoli a guida autonoma in contesti urbani selezionati, l’Europa presenta condizioni infrastrutturali profondamente diverse.
I veicoli a guida autonoma, come i robotaxi di Waymo, le Glydcar di Glydways, il Citycab a due posti e il Robovan a venti posti Tesla, sono infatti progettati per operare su strade larghe e ben segnalate come quelle di città come Phoenix (dove sono appunto in sperimentazione i veicolo Waymo) caratterizzate da una viabilità relativamente semplice. Simili progressi si osservano in Cina, dove aziende come Baidu stanno integrando i veicoli autonomi nei servizi di trasporto pubblico con l’obiettivo di offrire soluzioni scalabili e innovative per le metropoli del futuro.
Ostacoli infrastrutturali
Il tessuto urbano europeo, tuttavia, è caratterizzato da centri storici, strade strette e con pavimentazioni non omogenee, infrastrutture datate e condizioni meteorologiche variabili. Questi elementi rappresentano sfide significative per i sistemi di guida autonoma, che in Europa dovrebbero operare con un livello di precisione e adattabilità molto superiore rispetto a quello richiesto nei contesti americani o cinesi. Ambienti come il centro storico di Milano o Parigi, con le loro peculiarità architettoniche e viarie, pongono difficoltà tecnologiche che i veicoli autonomi attualmente in fase di sviluppo non sono ancora pronti a gestire.
Uno degli aspetti centrali per il successo dei veicoli autonomi è rappresentato dalla creazione di mappe 3D ad alta risoluzione, indispensabili per consentire ai veicoli di “leggere” e interpretare l’ambiente in cui si muovono. Queste mappe, basate su dati raccolti da telecamere, lidar, radar e altri sensori, permettono ai software di guida autonoma di individuare segnali stradali, ostacoli, marciapiedi e condizioni del manto stradale con una precisione millimetrica. I produttori di veicoli sono in una posizione privilegiata per la creazione di queste mappe, in quanto possono (entro i limiti ancora in definizione delle varie normative internazionali) fare leva sui dati dei veicoli da loro prodotti in circolazione. Tuttavia, la creazione e l’aggiornamento continuo di queste mappe rappresentano un’impresa titanica, soprattutto nel contesto europeo, dove la rete stradale è estremamente frammentata e complessa, variando non solo da Paese a Paese, ma spesso anche da regione a regione.
Flotte di veicoli
Per quanto riguarda i veicoli a guida autonoma utilizzati per il trasporto pubblico, una soluzione innovativa per affrontare questa sfida potrebbe derivare dall’utilizzo delle flotte di veicoli pubblici già in circolazione. Veicoli pubblici come autobus, camion per la raccolta dei rifiuti e taxi potrebbero essere equipaggiati con sensori per raccogliere dati in tempo reale sullo stato delle strade e delle infrastrutture, riducendo significativamente non solo i costi di raccolta dati, ma garantendo anche una copertura territoriale molto più capillare rispetto alle metodologie tradizionali.
Un esempio concreto di questo modello di raccolta dati viene dalla Provincia di Brescia, dove sensori montati su veicoli della pubblica amministrazione sono stati utilizzati con successo per monitorare le condizioni del manto stradale. I dati raccolti durante questa sperimentazione vengono poi analizzati attraverso piattaforme IoT e Big Data e resi disponibili ai decision maker, consentendo una pianificazione più efficiente degli interventi di manutenzione.
Smart mobility
Questa esperienza dimostra come progetti di smart mobility già in atto possano essere sfruttati ed integrati con la raccolta dati per la mappatura necessaria per la circolazione dei veicoli a guida autonoma ottimizzando le risorse e ottenendo risultati che vanno oltre la semplice digitalizzazione delle strade. Ad esempio, i dati raccolti potrebbero essere utilizzati non solo per aggiornare le mappe necessarie ai veicoli autonomi, ma anche per pianificare percorsi più efficienti, monitorare i flussi di traffico e migliorare la gestione complessiva della mobilità urbana.
L’introduzione dei veicoli a guida autonoma nella rete di trasporto pubblico potrebbe infatti ridurre i costi operativi, dare la possibilità di aumentare il numero di corse, anche notturne, migliorare la sicurezza stradale, eliminando gran parte degli incidenti causati da errori umani, offrire soluzioni di mobilità più inclusive, garantendo a persone con disabilità o a coloro che vivono in aeree meno servite un accesso più ampio al trasporto. Tuttavia, il successo di questa trasformazione dipenderà dalla capacità delle amministrazioni pubbliche di affrontare alcune criticità fondamentali.
Il quadro normativo
In primo luogo, sarà necessario definire un quadro normativo uniforme a livello europeo per regolamentare l’utilizzo dei veicoli autonomi sulle strade pubbliche. Questo richiederà un dialogo tra i vari paesi membri, nonché tra il settore pubblico e quello privato, per garantire che le nuove normative siano complete, adeguate e flessibili. Sarà inoltre essenziale superare la diffidenza del pubblico verso i veicoli a guida autonoma, dimostrando che queste tecnologie possono garantire standard di sicurezza elevati sia per i passeggeri che per i pedoni. Infine, sarà cruciale modernizzare le infrastrutture esistenti per creare un ambiente favorevole alla guida autonoma, con segnali stradali aggiornati, sistemi di comunicazione avanzati e una rete di mappe digitali sempre aggiornate.
La collaborazione PA e aziende
Per accelerare l’adozione dei veicoli autonomi, sarà inoltre fondamentale una stretta collaborazione tra aziende e amministrazioni pubbliche. I fornitori di servizi tecnologici possono infatti offrire soluzioni innovative per la raccolta dati e la gestione delle flotte, mentre le amministrazioni, mettendo a disposizione le proprie infrastrutture e risorse, permetteranno di testare e implementare tecnologie di mappatura e veicoli a guida autonoma per il trasporto di massa su larga scala. In un sistema di mobilità realmente integrato, i veicoli autonomi potrebbero svolgere un ruolo chiave, fungendo da collegamento tra le periferie e i principali nodi di trasporto pubblico, creando un ecosistema veramente multimodale e sostenibile.
… e domani?
Il futuro della mobilità europea dipende quindi dalla capacità delle amministrazioni pubbliche di innovare e collaborare, affrontando le sfide tecnologiche e infrastrutturali con soluzioni audaci e creative. Investire in mappe digitali dettagliate e sfruttare le potenzialità delle flotte pubbliche per la raccolta dati non solo faciliteranno l’adozione di veicoli a guida autonoma, ma rappresentano anche passi fondamentali per costruire un sistema di trasporto pubblico più efficiente, sicuro e inclusivo, capace di rispondere alle esigenze delle città europee e dei loro cittadini.