Un modello per studiare la formazione del ghiaccio sulle turbine

La formazione di ghiaccio sui rotori è un serio problema per gli impianti eolici che sorgono soprattutto in zone fredde. Un recente studio del SMHI (Sweden’s Meteorological and Hydrological Institute) ha permesso di affinare le previsioni sulla formazione di ghiaccio.

L’eolico suscita un crescente interesse anche a latitudini molto elevate, come in Svezia, ma durante i periodi in cui il ghiaccio si forma sui rotori è necessario il fermo degli impianti per prevenire danni ai rotori e infortuni a cose e persone dovuti alla caduta del ghiaccio. Questo porta ovviamente a periodi di mancata produzione che impattano sia sulla rete elettrica, sia dal punto di vista economico sul piano di rientro dagli investimenti. Una accurata analisi dei periodi in cui è possibile la formazione di ghiaccio è pertanto essenziale sia durante la progettazione, sia nell’arco di vita dell’impianto.

La ricerca del SMHI ha portato a migliorare le previsioni in tal senso attraverso l’osservazione di dati reali raccolti in diversi impianti sul suolo svedese e il confronto con le previsioni teoriche basate sui dati meteorologici. La formazione del ghiaccio richiede la giusta combinazione di temperatura, umidità, pressione e vento, fattori che possono variare considerevolmente anche in aree adiacenti. E’ dunque necessario produrre modelli di previsione ad alta risoluzione per fornire dati affidabili. “Eravamo già in grado di predire quando il ghiaccio si sarebbe formato sulle turbine, ma il nuovo modello considera molti più fattori e fornisce informazioni molto più dettagliate sulla formazione. Ciò può essere utilizzato per sviluppare dettagliate previsioni personalizzate” ha dichiarato Mikael Magnusson, un meteorologo del SMHI.

In base al nuovo modello si stanno già calcolando i nuovi dati sulle perdite di produzione a causa della formazione di ghiaccio sulle turbine. Inoltre i produttori stanno sviluppando rotori con sistemi contro la formazione di ghiaccio.