La cogenerazione riduce i consumi da fonti primarie

È fondamentale per ragioni energetiche, ambientali e produttive che gli impianti di cogenerazione continuino ad apportare un contributo positivo al sistema.

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Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 (PNIEC) rappresenta uno strumento fondamentale per accelerare la politica energetica e ambientale del nostro Paese verso la decarbonizzazione. Il Piano si struttura in cinque linee d’intervento che si svilupperanno in maniera integrata: dalla decarbonizzazione all’efficienza e sicurezza energetica, passando attraverso lo sviluppo del mercato interno dell’energia, della ricerca, dell’innovazione e della competitività. La cogenerazione dovrebbe essere un elemento importante in questo piano.

Il testo è stato inviato nel 2020 alla Commissione europea in attuazione del Regolamento (UE) 2018/1999, completando così il percorso avviato nel dicembre 2018, nel corso del quale è stato oggetto di un proficuo confronto tra le istituzioni coinvolte, i cittadini e tutti gli stakeholder. A oggi, i passi in avanti non sono stati significativi e una nuova bozza del Piano è attesa a Bruxelles entro la fine di questo mese. Un valido aiuto potrebbe arrivare dalla cogenerazione, come sottolineato da Marco Golinelli, Senior Business Development Manager, Wärtsilä Energy.

La cogenerazione, un viatico per la riduzione di consumi energetici

La produzione combinata di elettricità e calore (per usi di processo, riscaldamento e raffreddamento), detta anche cogenerazione, è una soluzione virtuosa in grado di ridurre sia i consumi energetici in fonti primarie, e dunque la dipendenza dall’estero, sia le emissioni di C02. In sostanza lo stesso impianto produce energia elettrica e termica, utilizzata da diverse industrie e per vari edifici ed utenze del terziario. L’Italia è uno dei Paesi leader in Europa per impiego di questa soluzione.

Nell’ambito della produzione combinata, la CAR (Cogenerazione ad Alto Rendimento) costituisce la parte virtuosa, garantendo un risparmio di energia primaria nell’ordine dell’11% (indice PES) rispetto alla produzione separata di energia elettrica e calore. Da stime FIRE, però, risulta come soltanto il 50% di questi impianti CAR ottengano degli incentivi, ossia solo il 15% del parco complessivo di cogenerazione. È fondamentale per ragioni energetiche, ambientali e produttive che l’insieme degli impianti cogenerativi, in particolare quelli ad alto rendimento (CAR), continuino ad apportare un contributo positivo al sistema. A tale proposito il GSE valuta un potenziale finanziario (ossia economicamente sfruttabile) di calore prodotto da CAR circa il doppio di quello attuale (67 TWh a fronte degli attuali 35 TWh).

Marco Golinelli, Senior Business Development Manager, Wärtsilä Energy
La nostra richiesta è che venga adottato un piano di sviluppo di biocombustibili in Italia e in Europa che possa incrementare la disponibilità di questi ultimi, anche attraverso il PNRR con priorità di accesso alla CAR data la sua elevata efficienza. Più in generale chiediamo che il potenziale di sviluppo della cogenerazione sia adeguatamente valorizzato nei piani pluriennali nazionali. Anche l’Italia, infatti, vuole essere protagonista nel vasto scenario dipinto dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima: il raggiungimento del 32% dei consumi finali di energia rinnovabile e la massiccia riduzione delle emissioni di CO2 sono gli ambiziosi obiettivi fissati.

I problemi legati allo sviluppo normativo della cogenerazione

Il futuro della cogenerazione è incerto per ragioni legate al percorso di decarbonizzazione, alla tassonomia verde UE (Regolamento Delegato 2022/1214) e ad alcuni provvedimenti nazionali. Nel Regolamento citato, infatti, la cogenerazione prevede requisiti più stringenti rispetto alla generazione separata e la tassonomia prevede che i cogeneratori che entreranno in funzione dal 2023 dovranno consumare una quantità crescente di biocombustibili in sostituzione del gas naturale. Se si dovesse rinunciare alla cogenerazione, infatti, salirebbe notevolmente la domanda di combustibili fossili per la produzione di energia elettrica, che non potrà essere sempre sostituita da fonti rinnovabili elettriche e termiche, e occorrerebbe riqualificare una larga parte di processi industriali in settori quali la ceramica, il cartario, il petrolchimico, i laterizi. A livello nazionale ed europeo riteniamo fondamentale che le politiche non penalizzino la cogenerazione.

I costi riducibili del 50% con sistemi 100% rinnovabili

L’ultimo rapporto di Wärtsilä (“Front Loading Net Zero”), dà un contributo in questo senso e afferma che i costi di produzione dell’elettricità potrebbero essere ridotti fino al 50% entro il 2050 se i paesi e gli stati adottassero sistemi 100% rinnovabili più velocemente di quanto previsto attualmente. Riduzioni significative dei costi possono essere raggiunte anticipando la diffusione delle energie rinnovabili, soprattutto eolica e solare fotovoltaica, e utilizzando le tecnologie necessarie per bilanciare la loro intermittenza intrinseca, come lo stoccaggio di energia e le centrali termiche di bilanciamento. Il rapporto indica che i sistemi a zero emissioni possono fornire elettricità più economica rispetto agli attuali sistemi basati sui combustibili fossili. Gran parte della flessibilità richiesta è fornita dall’ampia quota di energia idroelettrica flessibile e dallo stoccaggio per pompaggio nel sistema elettrico italiano.