Renovate Italy presenta un’analisi realizzata tra 53 candidati al parlamento UE, dei 193 interpellati, sul valore percepito della riqualificazione edilizia.
In generale, emerge una sensibilità trasversale diffusa sul tema, soprattutto sulla consapevolezza dei benefici conseguenti alle riqualificazioni energetiche e sulla convinzione che l’Europa non debba smettere di occuparsi dell’argomento.
Renovate Italy è un’organizzazione che raccoglie diverse realtà imprenditoriali e no profit impegnate nella riqualificazione energetica del patrimonio costruito in Italia. In occasione delle imminenti elezioni europee, ha sottoposto un questionario di 15 domande ai principali candidati italiani per conoscerne la posizione rispetto a questi temi, in quanto i documenti programmatici dell’Unione Europea (Green Deal e Renovation Wave initiative) indicano la riqualificazione del patrimonio edilizio come una priorità politica, economica, sociale, ambientale.
I candidati che hanno partecipato al questionario
Sono stati contattati più di 20 candidati di ogni forza politica, distribuiti nelle 5 circoscrizioni, via mail o via social network. L’invito è stato ripetuto ogni 3 giorni per 3 settimane, fino a quando non è arrivata una risposta. In totale, sono stati contattati 193 candidati, 53 dei quali hanno risposto. Le risposte ottenute sono state le seguenti: 10 di Alleanza Verdi e Sinistra, 9 del Movimento 5 Stelle, 9 del Partito Democratico, 10 di Azione, 5 di Stati Uniti d’Europa, 3 di Forza Italia, 4 di Fratelli d’Italia, 3 di Lega Salvini premier. Il tasso di risposta è stato quindi piuttosto elevato nei partiti dell’opposizione (vicino al 50%), mentre molto basso nei candidati dei partiti di maggioranza (circa il 15%)
La riqualificazione energetica: tutti concordi, ma diversa percezione
Dalle risposte emerge una sensibilità trasversale diffusa sul tema della riqualificazione energetica, soprattutto sulla consapevolezza dei benefici conseguenti per quanto, tra forze di opposizione e forze al Governo, vi siano convinzioni diverse su quali siano questi vantaggi nel concreto. Lo studio ha mostrato anche alcune significative differenze: per ogni domanda, vi sono infatti almeno due partiti che non si dichiarano “completamente d’accordo” nelle affermazioni su cui fornire un parere. Si nota che gli schieramenti politici non sono granitici e che a volte forze politiche appartenenti a schieramenti opposti condividono il medesimo punto di vista.
Ad esempio, il fatto che abitare in case riqualificate migliori la salute e consenta di vivere meglio, è fortemente percepito da tutti i partiti attualmente all’opposizione, ma anche da Forza Italia. Fratelli d’Italia e Lega hanno invece una visione differente (la Lega addirittura è più in disaccordo che in accordo). Oppure, si nota che il nesso tra la riqualificazione e l’aumento dell’occupazione è fortemente sentito da Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Fratelli d’Italia. Sul medesimo punto Azione, Stati Uniti d’Europa, Forza Italia e la Lega sono invece “parzialmente d’accordo”.
A livello globale tutti i benefici elencati sono associati al processo di riqualificazione del patrimonio edilizio, in quest’ordine: il miglioramento della sicurezza energetica (che vede “parzialmente d’accordo” solo Lega e Forza Italia), la conservazione dell’identità culturale (con “parzialmente d’accordo” solo Alleanza Verdi Sinistra e Partito Democratico) e l’aumento di salute e benessere (dove Fratelli d’Italia si dichiara “parzialmente in disaccordo” e Lega “parzialmente in disaccordo”).
Le correlazioni di benefici meno percepite sono invece quelle relative a: diminuzione dell’inquinamento locale e globale (sono “completamente d’accordo” le forze politiche di opposizione); la crescita economica (che vede “completamente d’accordo” solo Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Stati Uniti d’Europa) e l’aumento dell’occupazione (che vede completamente d’accordo solo Fratelli d’Italia, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra).
Le risposte relative a quali sono le politiche da intraprendere
Tutti i candidati, con la sola eccezione di due (uno del partito Alleanza Verdi Sinistra e uno del Movimento 5 Stelle), ritengono che il percorso di supporto e promozione della riqualificazione energetica degli edifici condotto dalle istituzioni UE fino ad oggi debba continuare. In particolare, i candidati provenienti dalle forze di Governo, oltre a parte dei candidati di Azione, Stati Uniti d’Europa e uno del PD, ritengono che ciò debba avvenire nel rispetto dell’autonomia e delle specificità degli Stati Membri. La quasi totalità dei candidati appartenenti a forze dell’opposizione invece ritiene che accanto a norme comuni per tutti i Paesi membri, occorra attivare anche risorse economiche e finanziarie comuni.
Un elevato livello di accordo si registra anche relativamente all’applicazione nel nostro paese del principio “energy efficiency first”, ovvero alla domanda se le attuali norme nazionali che obbligano a trasformare ogni intervento di rinnovo edilizio in un intervento di riduzione dei consumi energetici siano buone pratiche esportabili in Europa. Ben 50 su 53 candidati sono d’accordo con questo principio, anche se per motivazioni diverse: 35 su 53, di diverse forze politiche sia di destra sia di sinistra, vedono la motivazione nella necessità che la riqualificazione edilizia migliori effettivamente la qualità dell’abitare. Altri 10, invece, (per lo più di Forza Italia e Azione) ritengono che la motivazione sia assicurare la redditività dell’intervento
Quali misure e quali tecnologie? Emerge una cultura frammentata sul tema
Interrogati su quali misure debbano essere promosse dal legislatore per accelerare il processo di riqualificazione edilizia del patrimonio edificato, i candidati, in maniera trasversale tra i partiti, si sono definiti propensi principalmente a due tipologie di interventi: per 24 candidati la soluzione è aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo (al fine di ridurre i costi delle riqualificazioni); mentre per 18 la strada prioritaria è aumentare il numero delle riqualificazioni grazie all’apertura di sportelli unici informativi per cittadini e tecnici (gli One Stop Shop).
Infine, risultano interessanti le risposte generali connesse a quali siano le tecnologie d’intervento da privilegiare nelle riqualificazioni energetiche degli edifici: 21 candidati ritengono fondamentale investire nella riduzione dei consumi, senza favoritismi tecnologici (che è poi la risposta che come Renovate Italy riteniamo essere più corretta), mentre la proposta di favorire le fonti rinnovabili ha accolto 16 preferenze. Dare priorità alla coibentazione dell’involucro ha poi raccolto 12 preferenze; mentre il privilegiare le soluzioni impiantistiche solo 4.
In ultimo, l’analisi chiedeva ai candidati dove si sarebbe dovuto indirizzare principalmente il piano di incentivazione europeo per l’efficienza energetica; ben 19 candidati su 53, trasversalmente a tutti i partiti (100% Lega, 75% FdI, 66% FI, 60% PD, 30% Azione) ritengono che pur trattandosi di un piano europeo, l’indirizzo debba essere stabilito in autonomia da ogni Paese membro; 13 candidati invece, tutti appartenenti a partiti dell’opposizione, ritengono che tali incentivi comunitari debbano essere orientati alla prima casa; 12, anche questi tutti di partiti dell’opposizione, considerano prioritario destinare i fondi alle riqualificazioni che portano l’edificio ad essere a consumo zero; infine, 7 candidati di tutti i partiti, con eccezione di Lega e PD, darebbero priorità alla riqualificazione di edifici pubblici.
Il contesto di riferimento: il parco edilizio italiano
La riqualificazione del parco edilizio è un settore che in Italia muove circa 223 miliardi di euro annui, pari al 77% del totale dell’industria delle costruzioni. Questi investimenti rappresentano l’11,3% del PIL Italiano e generano oltre 400mila posti di lavoro (fonte: Il valore dell’abitare, CRESME, Symbola, 2024). Questa industria fiorente è un’autentica eccellenza italiana; il tasso virtuale di riqualificazione energetica oggi in Italia è dello 0,85% (fonte: PNIEC, 2023), oltre quattro volte quello europeo (0,2%).
Questo è dovuto, da una parte, alle caratteristiche del nostro parco edificato, costruito in gran parte nel dopo guerra e che presenta condizioni di comfort, accessibilità e sicurezza sotto standard; dall’altra all’elevato tasso di edificazione del nostro territorio, nel quale esistono oltre 310 km2 di costruzioni non utilizzate. Nello stesso tempo, la crescita in qualità e quantità dell’industria delle riqualificazioni edilizie è stata guidata negli ultimi dieci anni dalle Direttive UE, che hanno promosso regolamentazioni nazionali e regionali per indirizzare la manutenzione straordinaria degli edifici alla sostenibilità ed efficienza energetica degli stessi.
Cecilia Hugony, portavoce Renovate Italy
La nuova Direttiva Europea EPBD (conosciuta come “Direttiva case green”), integrata nel pacchetto “Fit-for-55”, offre un percorso chiaro per il futuro della riqualificazione edilizia. Un percorso prezioso per tutta la filiera. Adesso, occorre lavorare per metterlo a terra. A livello nazionale, siamo desiderosi di collaborare ad un recepimento ambizioso della Direttiva, che dia fiducia agli investitori, mettendo da parte ogni preconcetto; a livello Europeo, occorre mantenere e aumentare l’impegno economico e finanziario sulle attività strategiche per promuovere la riqualificazione energetica: formazione, supporto tecnico alle PA, ricerca e sviluppo.
… Abbiamo voluto sondare l’opinione dei candidati al Parlamento UE visto che questo tema, nonostante rappresenti l’11,3% del PIL nazionale, è presente solo in pochi programmi elettorali dei partiti interrogati. Le risposte ottenute ci confortano sul fatto che tutti i candidati sono in realtà consapevoli del forte impatto sociale, economico ed ecologico della riqualificazione edilizia e della necessità che la questione sia affrontata anche a livello europeo. Ci auguriamo quindi che la rappresentanza italiana al prossimo Parlamento UE lavorerà per sviluppare politiche chiare e coerenti per il nostro settore.