Il recente studio condotto da Rete Irene su una base di 2.170 scuole pubbliche primarie e secondarie della Lombardia rivela la presenza di numerose strutture vecchie, inefficienti e sprecone.
Di fatto, solo una scuola su 50 è in classe A o A+, mentre un edificio su due è in classe G, per i quali, tra interventi urgenti e azioni di manutenzione straordinaria, si spendono ogni anno oltre 300 milioni di Euro.
Secondo le analisi, il 74,6% delle scuole è stato costruito prima del 1974, anno di entrata in vigore della normativa antisismica. Da segnalare come la costruzione di oltre una scuola su quattro (27,4%) risalga addirittura a prima del 1940. Appena il 3,5% delle scuole in Lombardia è stato edificato dopo il 1990.
Il dossier di Legambiente evidenzia che il 49,1% delle scuole lombarde necessita di interventi di manutenzione urgente, contro una media nazionale del 37,6%, mentre il 58,5% ha goduto di interventi di manutenzione straordinaria negli ultimi 5 anni.
Nella graduatoria dei possibili interventi di efficientamento, al primo posto si posiziona la sostituzione dei serramenti e degli infissi. Un intervento che andrebbe eseguito nel 49% delle scuole lombarde, seguito dalla necessità di un miglioramento e/o riqualificazione dell’impianto di riscaldamento. Al terzo posto la necessità di operare un isolamento delle pareti e del tetto, possibile attraverso diversi gradi di incisività, a seconda dell’età e dello stato dell’edificio scolastico.
C’è da segnalare come le scuole milanesi si collochino al 33° posto nella classifica nazionale della qualità dell’edilizia scolastica: 10 posizioni sotto l’Aquila, che però ha subito il terribile sisma del 2009. Molto meglio Sondrio, al 9° posto, Brescia al 10°, Bergamo al 21°, Lecco al 24° e Como al 30°. Male Varese al 42°, Lodi al 44°, Cremona al 51° e Mantova (che ha risentito del sisma del 2012) al 57°.
Infine, soltanto il 5,2% gli edifici scolastici lombardi utilizzano fonti di energia rinnovabile, meno della metà del dato medio nazionale (13,5%). Rispetto ai soli edifici che utilizzano le rinnovabili, gli impianti solari fotovoltaici, con l’89,7%, sono i più utilizzati, seguiti dagli impianti solari termici con il 15,4%, e dalla geotermia, con il 5,1%. La percentuale sulla geotermia tuttavia è la più alta tra le regioni italiane. Lodi è la città con la più alta percentuale di edifici scolastici che utilizzano fonti d’energia rinnovabile. Segno che dove gli interventi vengono pianificati in maniera funzionale, si sviluppano buone pratiche da prendere come esempio.
“Si tratta di cifre che si possono tagliare in maniera radicale, spiega Manuel Castoldi, presidente di Rete Irene, semplicemente operando una diagnosi che permetta di razionalizzare gli interventi di manutenzione ordinaria e individuare le priorità in termini di riqualificazione energetica”.