Come evidenziato dal Governo, per mezzo del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, sono stati confermati, anche per il 2015, le detrazioni fiscali del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica.
Si tratta di una notizia importante, in controtendenza rispetto a quanto inizialmente previsto con la legge numero 147 del 27 dicembre 2013. Di fatto la legge prevedeva, dal primo gennaio 2015, il taglio degli incentivi dal 65% al 50%, ma l’attuale norma cancella questa riduzione.
Come sottolineato da Lupi: “Ci siamo impegnati tutti affinché nella legge di stabilità ci sia questo provvedimento: ciò è quello che serve all’Italia per uscire dalla crisi, con la defiscalizzazione per rimettere in moto con fiducia i consumi dei cittadini e riqualificare un intero patrimonio edilizio. Questa è la strada giusta. Sono certo che nella legge di stabilità questo provvedimento ci sarà e si completerà quindi con il decreto sblocca Italia, che mette 4 miliardi di Euro a disposizione”.
Se, da un lato, è vero che le detrazioni aiutano i privati e le associazioni ad aggiornare edifici ed abitazioni, dall’altro, il mantenimento delle stesse consente di incrementare il volume delle spese e di movimentare l’economia stagnante di questi anni.
Di fatto, come sottolineano il CRESME e il Servizio Studi della Camera, nel 2013 gli incentivi fiscali per ristrutturazione e riqualificazione hanno prodotto una spesa di 27,5 miliardi di Euro, con una crescita netta del 40% rispetto al 2012.
Le detrazioni fiscali del 65% sono pensate per le singole unità abitative già esistenti e comprendono un tetto massimo di spesa di 100mila Euro. Parliamo di interventi per la riqualificazione energetica, ovvero tutti quei lavori che consentono di migliorare l’indice di prestazioni energetica delle abitazioni. La norma non specifica nel dettaglio le tipologie di opere che possono essere incentivate, ciò che conta è il valore finale che si può raggiungere mettendo in essere le differenti soluzioni.
Ad oggi, possono godere delle detrazioni i singoli cittadini e gli enti che non svolgono attività commerciali, come associazioni tra professionisti, società di persone e capitali, ma anche gli inquilini di un immobile. Infine, sono inclusi anche i familiari e conviventi di chi ha il diritto reale sull’abitazione.