Hilti Italia: come rendere sostenibili le infrastrutture

La terza edizione di Infrastructure Academy di Hilti Italia si è focalizzata su temi come digitalizzazione, innovazione e sostenibilità delle infrastrutture.

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Si è conclusa con successo lInfrastructure Academy di Hilti Italia, la conferenza dedicata all’innovazione infrastrutturale nel mercato delle costruzioni, organizzata in collaborazione con AIS (Associazione Infrastrutture Sostenibili). Questa terza edizione si è focalizzata su temi di grande attualità come digitalizzazione, innovazione e sostenibilità. La giornata ha previsto due tavole rotonde e diversi case study che hanno evidenziato come progetti e cantieri sostenibili possano al contempo garantire produttività e sicurezza nel settore delle infrastrutture. Fra gli speaker hanno preso parte attiva rappresentanti di realtà come ANAS, STUDIO SPERI, ICMQ, SINA, ASPI, AMPLIA Infrastructure, ITALFERR, ANCE Roma e TELT.

Alessandro Savino, AD di Hilti Italia
L’Infrastructure Academy di Hilti punta ad essere il luogo d’incontro dove esperienze, dati e conoscenze convergono in un’ottica di sinergie, con l’obiettivo di apportare un cambiamento positivo e duraturo nel mondo delle infrastrutture. Esplorare nuove soluzioni assieme ai nostri Partner e Clienti ci proietta verso un futuro delle costruzioni sempre più sostenibile.

La sostenibilità è cosa viva: l’attuazione attraverso una convergenza di pratiche

La sostenibilità nell’ambito delle infrastrutture è cosa viva e va “esercitata” tutti i giorni, grazie ad una pragmatica convergenza di pratiche, emerse durante l’Infrastructure Academy:

  • i Protocolli, veri e propri abilitatori, come per esempio ENVISION. Un sistema di rating che permette di valutare la sostenibilità di tutte le tipologie di infrastrutture, di qualsiasi dimensione e tipologia, a 360° e attraverso tutto il ciclo di vita dell’opera, dalla sua pianificazione e progettazione, alla realizzazione, fino all’operation e al fine vita. Il protocollo spinge verso un approccio olistico alla sostenibilità guardando a tutti gli aspetti che sono interconnessi tra loro. Sposta così la visione dalla valutazione dei soli aspetti ambientali (che in Italia sono quelli maggiormente normati) ed include quelli sociali, di confronto con la comunità, di resilienza dell’opera, di valutazione economica, anche in relazione alla creazione dell’indotto in uno specifico contesto
  • Le Metodologie e le Certificazioni, come LCA (Life Cycle Assesment) ed EPD (Environmental Product Declaration). LCA è in grado di misurare l’impatto ambientale di un’opera lungo tutto il suo ciclo di vita, dalla produzione dei materiali alla costruzione, dall’uso alla manutenzione, fino alla dismissione e permette di individuare strategie più sostenibili, riducendo l’impronta ecologica delle infrastrutture. EPD è un’etichetta ambientale di tipo III, conforme agli standard ISO che si basa sui risultati dell’LCA e fornisce informazioni trasparenti e verificabili sull’impatto ambientale di un prodotto lungo il suo ciclo di vita, rendendo anche possibile il confronto di prodotti simili
  • I Position Paper di AIS (Associazione Infrastrutture Sostenibili), documenti di indirizzo metodologico a disposizione di progettisti e imprese che consentono di individuare gli obiettivi di sostenibilità e definire le strategie, sia nei singoli aspetti, che più in generale rispetto al cantiere nel suo insieme. Inoltre, grazie all’elaborazione di metriche e punteggi permettono di valutare in quale classe di sostenibilità̀ si colloca l’opera
  • La Digitalizzazione, un potenziale facilitatore strategico per migliorare sia la produttività che la sostenibilità dei cantieri e delle opere. Secondo un recente studio CRESME, negli ultimi 30 anni la produttività nell’ambito dell’edilizia è diminuita di 20 punti. La digitalizzazione, attraverso ad esempio BIM e pre-industrializzazione, offre grandi opportunità di cambiamento

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 La Comunicazione con la comunità: Nel rapporto di KPMG Emerging Trends in Infrastructure, si evidenziava il crescente ruolo dei cittadini e degli stakeholder sociali rispetto alle scelte e ai processi decisionali, progettuali e costruttivi di opere ad alto impatto sui territori. Secondo il report “la consapevolezza e l’interesse pubblico nei confronti della resilienza e della sicurezza delle infrastrutture non è mai stata così alta.” La “territorializzazione dell’opera”, attraverso la costruzione di un dialogo con il territorio e politiche di inclusione per il benessere della comunità diventa pertanto un fattore strategico.

Veronica Pirovano, Head of Sales di Hilti Italia
La sostenibilità, oggi, rappresenta una delle sfide più complesse e al contempo stimolanti per aziende come Hilti, che operano in un settore tradizionalmente ad alta intensità di risorse come quello delle costruzioni. La sfida è duplice e coinvolge sia aspetti operativi e tecnologici, sia questioni di natura strategica e culturale. La sostenibilità, infatti, non è solo una questione di materiali e tecnologie, ma anche culturale e richiede un cambiamento di mentalità.

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Pensiero, progetto, cantiere e opera finale devono nascere sostenibili e continuare ad esserlo per l’intero ciclo di vita dell’infrastruttura. È innegabile che la sostenibilità abbia sia un valore che un costo aggiuntivo per le imprese, stimato tra il 4% e il 6% dei ricavi, secondo uno studio ANCE. L’idea che investire nelle pratiche sostenibili implichi maggiori costi è una percezione comune e diffusa, ma a lungo termine questa scelta si rivela proficua. Ottimizzando gli investimenti lungo tutta la catena del valore e nel rispetto delle normative, le imprese possono ridurre notevolmente interruzioni, rallentamenti e penali. Tutto questo si traduce in una gestione dei cantieri più efficiente e in un maggiore ritorno economico. Un cambio di paradigma che richiede tempo e l’impegno di tutti.